Beh ragazzi, quando casa tua è in mezzo a un deserto è più che comprensibile che il discorso della sicurezza alimentare possa suscitare qualche preoccupazione. Difficile far crescere il grano o un po’ di insalata quando l’acqua è poca e tutto quello che hai sono dei granelli di sabbia, d’altronde: una sfida insormontabile anche per il nonno ortolano più ardito. Poi chiaro eh, stiamo parlando degli Emirati Arabi Uniti. Insomma, da quelle parti le possibilità di “ingannare la natura”, se così vogliamo metterla, non mancano mica. Non cresce il cibo? Pazienza, e che sarà mai – lo compriamo. Ciononostante, il governo locale ha recentemente ordinato a una serie di enti governativi, come le autorità sanitarie o le forze armate, di acquistare i prodotti locali in modo da sostenere gli sforzi agro-tecnologici del Paese.
Cibo e sabbia: un binomio difficile
L’annuncio è arrivato direttamente dal ministro del cambiamento climatico e dell’ambiente, Mariam Al Mheiri, che ha sottolineato come la nuova linea d’azione delle autorità locali sia quella di sostenere con ogni mezzo (anche, evidentemente, aumentando in maniera “artificiale” le vendite) la produzione agroalimentare locale, pur continuando ad abbracciare la politica commerciale tradizionalmente aperta. È importante notare, come abbiamo accennato in apertura, che secondo i dati più recenti gli Emirati Arabi Uniti importano circa il 90% del loro cibo – una mole che naturalmente li pone in condizione di forte dipendenza rispetto all’andamento del mercato (e dei raccolti) alimentare globale.
Pensiamo, in questo senso, al caso dell’Egitto, uno dei principali importatori di grano dall’Ucraina che, in seguito allo scoppio della guerra, ha dovuto affannarsi per assicurarsi delle scorte da altri grandi Paesi produttori. Di nuovo – pensiamo che negli Emirati Arabi Uniti il problema del prezzo sia meno sentito, ma è comprensibile che le autorità locali abbiano intenzione di migliorare la propria sicurezza alimentare prima che la situazione possa precipitare ulteriormente.
“Non abbiamo intenzione di intralciare il commercio” ha commentato a tal proposito Al Mheiri “ma al momento dobbiamo incoraggiare che una certa percentuale dei prodotti alimentari siano acquistati a livello locale”. Gli investimenti in questa direzione sono naturalmente molteplici: la stessa Al Mheiri ha dichiarato che Abu Dhabi ha investito più di 150 milioni di dollari per attrarre alcune aziende agro-tecnologiche a operare negli Emirati Arabi Uniti; mentre solamente quest’estate vi raccontammo dell’apertura della vertical farm più grande al mondo proprio in quel di Dubai. L’ambizione delle autorità locali, stando a quanto spiegato da Al Mheiri, è la coltivazione di cereali in centri di produzione a sistema chiuso in cui l’acqua viene attentamente riciclata.