Abbiamo imparato che Eataly, la creatura di Oscar Farinetti, è capace di far scuola anche in campi non strettamente legati al suo. Un po’ meno quando si parla di condizioni di lavoro, contratti da interinali, orari e turni ballerini, repentini cambi di reparto, decurtazione arbitraria delle ore di lavoro e in genere del rapporto con i sindacati.
Dopo diverse peripezie, l’azienda e i sindacati di categoria (Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs) hanno trovato un’intesa per quanto riguarda il contratto integrativo, con un miglioramento delle condizioni contrattuali non solo dietro il bancone o tra gli scaffali, ma anche nella vita privata.
L’accordo sembra tutto incentrato sul welfare: è previsto un buono di 300 euro per la nascita di ogni figlio e 200 euro in caso di matrimonio, l’introduzione di 16 ore di permesso retribuito per l’inserimento dei figli negli asili nido, oltre a 12 mesi di congedo non retribuito al termine del congedo parentale.
I giorni di malattia a totale carico dell’azienda restano 3, sempre con obbligo di certificazione medica.
Incentivi di produzione saranno introdotti entro il 2016 legati a parametri di efficienza, redditività e qualità nei singoli punti vendita, mentre è stato istituito un fondo per l’ascolto dei bisogni dei 1800 lavoratori degli store Eataly.
Per non parlare di buoni pasto e diversi benefit all’interno dei punti vendita, come un pasto gratuito a turno e una consumazione bar al giorno.
La novità che appare evidente è la laicità delle scelte effettuate: matrimoni, bambini e congedi saranno trattati in maniera trasversale, senza distinzione di unioni e quindi di orientamenti sessuali, tema decisamente caldo in questi ultimi tempi italiani, che l’azienda non ha avuto paura di affrontare.
L’amministratore delegato Francesco Farinetti si dichiara estremamente soddisfatto: l’accordo è stato siglato e resterà valido fino al 30 ottobre 2018. Con buona pace della politica italiana, che sul tema lavoro resta sempre un po’ indietro.
[Crediti | Link: Il Sole24Ore, Dissapore]