E se usassimo i rifiuti dell’agricoltura per costruire strade?

Usare scarti e rifiuti e scorie del mondo dell'agricoltura per creare materiali di costruzione: l'idea arriva dall'Università di Miami, ed è già stata finanziata con un milione di dollari.

E se usassimo i rifiuti dell’agricoltura per costruire strade?

Scarti, rifiuti, avanzi: chiamateli un po’ come vi pare. Il punto è che in agricoltura rappresentano un abbondante bagaglio di potenzialità non (del tutto) sfruttate. Così, c’è chi li osserva e si fa domande: ma perché non utilizzarli per costruire delle strade, ad esempio?

L’idea arriva dall’Università di Miami, dove un progetto che mira per l’appunto a trasformare le scorie agricole in materiali di costruzione ha ricevuto un finanziamento da un milione di dollari dal Dipartimento dell’Agricoltura a stelle e strisce. L’entusiasmo, com’è ovvio, è molto: “Per la prima volta ci permette di pensare allo sviluppo delle strade con emissioni nette a zero”, ha spiegato il ricercatore capo Xianming Shi. Ma come funziona?

Tutte le strade portano… Ai campi?

scarti cereali

La pietra angolare del progetto si chiama biochar, un materiale CO2-negativo ottenuto riscaldando rifiuti organici in un ambiente a basso contenuto di ossigeno, attraverso un processo noto come pirolisi. La parte dei rifiuti organici in questione, è chiaro, può essere interpretata anche e soprattutto dai milioni di tonnellate di scarti prodotti dalle aziende agricole.

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Gli esempi, è il caso di dirlo, si sprecano. Paglia di grano, feci di pollame, scorie derivanti dalla lavorazione dei cereali (a proposito: sapevate che c’è un progetto dell’Università di Brescia che mira a utilizzare queste ultime per bonificare i terreni inquinati?): l’uno vale più o meno l’altro, e la loro conversione in biochar è certamente più virtuosa e costruttiva che lasciarli nella loro condizione di scarti o abbandonarti a decomporsi.

Dicevamo: l’obiettivo di Shi & Co è quello di convertire i rifiuti di cui sopra in biochar, utilizzare alte dosi di asfalto riciclato e sequestrare così grandi quantità di carbonio nell’asfalto stesso. Vien da sé che il progetto potrebbe portare, in maniera più o meno collaterale, a una opportunità economica in più per gli stessi agricoltori o allevatori di pollame.

“Questo progetto va oltre gli ingegneri che lavorano insieme per decarbonizzare l’asfalto”, ha spiegato ancora Shi. “Questo è un approccio audace che creerà essenzialmente un nuovo mercato e posti di lavoro nel settore green; ecco perché prenderemo in considerazione anche le dimensioni socioeconomiche di questa innovazione”.