Le microplastiche – una minaccia silenziosa, invisibile e radicalmente onnipresente. Rapporti relativamente recenti raccontano della loro presenza nella carne, nel latte e nel sangue degli animali da allevamento; mentre al largo della Nuova Zelanda sono state individuate delle tracce di queste particolari sostanze in tre pesci su quattro. Con ogni probabilità, se doveste sottoporvi agli esami del caso, ne troverebbero anche in voi. Una potenziale soluzione arriva dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, grazie alla mente di alcuni ricercatori dell’Università della British Columbia che hanno recentemente messo a punto un filtro plant based – e pertanto facilmente rinnovabile e biodegradabile – apparentemente in grado di catturare fino al 99,9% delle microplastiche presenti nell’acqua che beviamo.
Microplastiche nell’acqua: come funziona il filtro bioCap?
Alcuni di voi saranno rimasti incagliati nelle prime righe dell’articolo, chiedendosi come sia possibile che nella carne, nei pesci, nel latte e perfino nell’acqua siano presenti le microplastiche. La (cupa) soluzione a questo dubbio, di fatto, è ben più semplice di quanto possiate immaginare: “Nell’acqua possiamo trovare microfibre di abbigliamento, microsfere di detergenti e saponi e schiume e pellet di utensili, contenitori e imballaggi” ha spiegato Orlando Rojas, scienziato e autore dello studio che ha portato all’ideazione del filtro in questione. “La maggior parte delle soluzioni proposte per filtrare l’acqua dalle microplastiche finora sono poco accessibili per costi e difficoltà tecniche“.
Qui fa il suo ingresso bioCap, il nostro filtro creato a partire da materiali di scarto del legno (come la banale segatura, tanto per capirci) che, come anticipato, pare in grado di depurare quasi alla perfezione (un po’ come quelle pubblicità dei dentifrici che uccidono il 99,9% dei batteri: ma il restante 0,1% morirà di solitudine?) l’acqua dalle microplastiche.
Il funzionamento è davvero affascinante: la segatura viene utilizzata come substrato per filtrare l’acqua con l’aggiunta di acido tannico, presente in natura in diversi legni e affatto pericoloso per l’ambiente. I risultati, come accennato, parlano chiaro: nei test di laboratorio il filtro è stato messo alla prova con acqua ricca di microplastiche rilevate nell’ambiente ( polistirene (PS), poli(metilmetacrilato) (PMMA), polipropilene (PP), cloruro di polivinile (PVC), polietilene tereftalato (PET) e polietilene (PE)), catturando una percentuale compresa tra il 95,2 e il 99,9% di queste sostanze.
“Sfruttando le diverse interazioni molecolari attorno agli acidi tannici, bioCap è stato in grado di rimuovere praticamente tutti questi diversi tipi di microplastiche“ ha spiegato ancora Rojas. “La nostra è una soluzione che potrebbe potenzialmente essere riprodotta anche per uso domestico o per i sistemi municipali di trattamento dell’acqua. E ancora: a differenza dei filtri in plastica, bioCap non contribuisce a ulteriore inquinamento poiché utilizza materiali rinnovabili e biodegradabili”.