Il regista di muckraking Morgan Spurlock è morto all’età di cinquantatre anni, dopo aver scosso alle fondamenta sia Hollywood sia gli spettatori. Super Size Me è stato un documentario epocale che ha visto l’autore fare da cavia: mangiò cibo di McDonald’s per un mese ogni giorno (colazione, pranzo, cena, tutto nel formato super-size appunto) con lo scopo di mostrare eventuali cambiamenti nel proprio stato di salute.
Era il 2004 e, i cambiamenti, ci furono eccome sia evidenti tra taglia e funzioni organiche sia subdoli dal punto di vista psicologico. Dopo questo film, Spurlock si affermò come regista documentarista e lasciò il segno anche con Super Size Me part 2 – Holy Chichen! e altri titoli premiati. I familiari hanno comunicato il decesso confermando il cancro come causa di morte.
La salute dopo un mese di McDonald’s
Si trattò di una vera e propria battaglia contro l’industria alimentare, per la quale immolò se stesso. Super Size me incassò oltre venti milioni di dollari e divenne un caso mondiale, che fece vacillare la fedeltà nei confronti di McDonald’s e dei fast food in generale. L’esperimento di Spurlock era semplicissimo: dimostrare come la salute possa cambiare in peggio, dopo trenta giorni di colazioni, pranzi e cene a base di panini e altri prodotti degli archi dorati.
E riuscì, perché partiva in buona salute psico-fisica e terminò un mese dopo con 11 chilogrammi in più, depressione, disfunzione epatica, sonnolenza, disfunzioni erettili: una condizione che solamente in un anno e mezzo di rigore salutista riuscì a controllare e migliorare.
Candidato all’Oscar come miglior documentario
Il lavoro di Spurlock ottenne il Gran premio della giuria nonché la candidatura all’Oscar come miglior documentario. In fondo, sulla scia di Michael Moore, Super Size Me arrivò nelle case di chiunque mettendo in luce con allarmismo quanto le persone siano generalmente inconsapevoli e incaute nei confronti dell’alimentazione. Smosse politica, industria, catene di fast-food (McDonald’s, dopo tale terremoto, abolì l’opzione “super size” dei propri prodotti). Il documentarista ha scritto anche un libro basato su tale esperienze, che si intitola “Don’t eat this book: fast food and the supersizing of America”.
Non solo “Super Size Me”, ma anche “Holy Chicken!”
Anni dopo Super Size Me, nel 2017, Morgan Spurlock riuscì di nuovo a fare tremare l’industria. Lo scopo di Holy Chichen! era ancora il prodotto finale, il cibo, ma questa volta lo ha analizzato in tutte le fasi: l’industria del pollo, affrontata anche da allevatore di pulcini nonché da ristoratore – nel documentario si mette ad allevare pulcini, con lo scopo di usarli per i prodotti del temporary fast food che lui stesso apre per l’occasione.
Pareti verdi e con disegni ammiccanti, confezioni con la dicitura “free range chicken” a caratteri cubitali per suggerire al consumatore finale un’idea di allevamento molto più bucolica di quanto non sia in realtà. Dimostrando quanto l’industria dell’alimentazione e dei cibi processati sappia giocare abilmente per nascondere filiera e produzione da fast food. Oggi, sette anni dopo, sembrano tutte cose già sentite (persino i cartoni animati ne parlano, come Galline in Fuga 2) ma all’epoca destarono dal sonno miliardi di persone ignare. Molte delle quali, anche grazie a Spurlock, hanno poi mantenuto viva l’attenzione sul tema.