Il Piemonte del vino piange la scomparsa di Michele Chiarlo, venuto a mancare all’età di 88 anni presso la sua abitazione in quel di Calamandrana, piccolo comune incastonato nel territorio della provincia di Asti, tra l’affetto dei suoi cari. Gli sopravvive, naturalmente, la sua eredità come imprenditore, come visionario, come produttore vitivinicolo: fondatore dell’omonima, celebre azienda, nel corso della sua lunga carriera Chiarlo ha saputo vestire i panni dell’alfiere per la Barbera di Asti, per il Barolo e per il Moscato.
Una vita passata a lavorare per il territorio, davvero in tutti i sensi, quella di Michele Chiarlo: da produttore ad ambasciatore del vino piemontese (e, per estensione, di quello italiano) sulle tavole di degustazione del mondo intero.
La storia di Michele Chiarlo
L’azienda di famiglia, oggi portata avanti dai figli Alberto e Stefano, fu fondata nel ben lontano 1956 proprio a Calamandrana; ma di fatto le sue radici affondano ancora più in profondità nel tessuto storico. Nato nel maggio del 1935, Michele Chiarlo aveva già le idee chiare appena uscito dalle scuole medie, quando riuscì a convincere il padre a iscriverlo alla scuola enologica della vicina Alba promettendogli che sarebbe sempre stato promosso. E così è stato, a onore del vero.
Poi, come accennato nelle righe precedenti, c’è l’inizio canonico della sua carriera come produttore vitivinicolo. Michele Chiarlo fonda l’omonima azienda a soli 23 anni, occupandosi di imbottigliamento e della cascina e dei vigneti di famiglia con l’aiuto della sorella.
Il fuoco e la passione per la tradizione vinicola piemontese pervadevano la sua visione. Negli anni successivi Chiarlo selezionò e acquisì appezzamenti di terreno nelle Langhe, nel Monferrato e nel Gavi: si ricorda, in particolare, l’acquisto di due ettari con pendenza che sfiorava il 50% sulla colina di Cannubi, dorsale a oggi considerata come una delle stelle più brillanti del firmamento barolista, dove realizzò il primo vigneto a ciglioni inerbiti delle Langhe.
Il nome e l’operato di Michele Chiarlo è anche e soprattutto legato alla Barbera d’Asti, però – tanto da diventare, a cavallo degli anni ’60, fautore e primo presidente dell’Associazione dei Produttori del Nizza DOCG, che tuttora valorizza questa particolare declinazione della Barbera.
Un passo importante che rappresenta la netta ambizione di Chiarlo di fare conoscere le etichette italiane anche nel contesto estero, e che eventualmente lo portò a battere i mercati a stelle e strisce e dell’Europa del Nord. Successivamente, negli anni ’80, Michele Chiarlo ricoprì anche il ruolo di presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e contribuì a fondare il Consorzio Grandi vini, la prima associazione che “scavalca” i confini regionali con l’obiettivo di favorire l’esportazione di vini italiani di qualità.