Il destino di una bolla è sempre quello di scoppiare, evidentemente. L’affaire pandoro Ferragni, che nell’ultimo mese circa ha occupato buona parte dell’opinione pubblica e che si è declinato, in ordine sparso, in una multa milionaria, un’indagine per truffa aggravata e un ampliamento di quest’ultima a coinvolgere anche altri prodotti, ha evidentemente portato sotto la luce dei riflettori la necessità di di pulirsi gli occhi dalla polvere di stelle che fa brillare la vetrina dei social.
Si tratta di un processo che ha già mosso i primi (fiacchi) passi: sono piuttosto recenti, ad esempio, le regole che obbligano gli influencer a segnalare le collaborazioni con la dicitura Adv (anche se, a onore del vero, sarebbero già stati obbligati a farlo). Ancora più recente è però l’annuncio del Codacons, che effettuerà controlli a tappeto anche sugli altri influencer d’Italia.
Controlli su tutti gli influencer: l’annuncio del Codacons
Si è aperto il vaso di pandoro, in altre parole. Scrive il Codacons: “La magistratura ha accolto in pieno in pieno i nostri esposti presentati a seguito dello scoppio dello scandalo sul pandoro Balocco”. Un breve riassunto, per chi si fosse seduto in fondo: “Codacons aveva depositato un esposto a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia chiedendo alla magistratura di accendere un faro anche su altre operazioni di beneficenza dell’influencer, a partire proprio dalle uova di Pasqua”.
D’altro canto, se c’è un qualcosa di certo, è che dall’affaire Ferragni Balocco abbiamo collettivamente imparato a guardare con una sana diffidenza all’aura di implicita virtù che aleggia attorno alla parola “beneficenza” – un’aura che squalifica ogni domanda e inquisizione e le bolla come un ficcanasare sporco, ma ora evidentemente necessario.
Ma torniamo a noi e all’annuncio del Codacons. Nel suo comunicato, l’associazione dei consumatori parla anche (e soprattutto) di numeri: in riferimento al sopracitato caso delle uova di Pasqua, si tratterebbe di una “sponsorizzazione commerciale che avrebbe fruttato in due anni la stratosferica cifra di 1,2 milioni di euro all’influencer, a fronte di una donazione “elemosina” di appena 36mila euro in favore del progetto benefico “I Bambini delle Fate””.
Poi la stoccata finale, a cui abbiamo già accennato in apertura di articolo: “Nell’esclusivo interesse dei consumatori chiediamo di accendere un faro su tutte le iniziative di beneficenza avviate nel corso degli ultimi anni non solo da Chiara Ferragni” si legge ancora nel comunicato Codacons “ma anche dai principali influencer operanti in Italia, per capire la commissione tra rapporti commerciali e solidarietà”. E il lavoro è già cominciato: l’associazione ha già creato una task force con il compito di “monitorare i profili social più seguiti nel nostro Paese allo scopo di cercare collegamenti tra vendite di merci e beneficenza”.