I capperi delle isole Eolie diventano “Dop”. Il decreto, che legittima la Denominazione di Origine Protetta, è stato pubblicato nella Gazzetta Europea. Per la registrazione e l’ufficialità bisognerà attendere 3 mesi, anche per esaminare eventuali ricorsi. Il consorzio eoliano è formato da una 70ina di aziende che li producono in tutte le 7 isole, dove se ne raccolgono circa seicento/settecento tonnellate all’anno. Il maggior quantitativo proviene dall’isola di Salina.
Il costo dei capperi è di quindici euro al chilo. La denominazione di origine protetta mirerà a far aumentare la produzione che per ora disattende le richieste. L’iniziativa, però, era stata contestata dai 3 sindaci di Salina con un ricorso al ministero delle Politiche agricole e all’assessorato regionale all’Agricoltura. Il trio, Clara Rametta, Riccardo Gullo e Domenico Arabia, primi cittadini di Malfa, Leni e Santa Maria Salina, asserivano che “se Dop deve essere, deve denominarsi cappero di Salina, così come è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, e non genericamente cappero delle Eolie”.
Nell’arcipelago siculo ce ne sono 2 varietà: la nocella e la nocellara i cui frutti, da illo tempore, sono messi sotto sale per conferire loro un gusto unico. Ma il cappero non si gusta sola a tavola, già nel Seicento un trattato ne descrive le proprietà curative. Sembra, infatti, che fosse un sedativo, abbassasse la pressione arteriosa e curasse il mal di denti.
Fonte: Ansa