Sabato 24 giugno, il fustigatore mascherato Valerio Massimo Visintin –critico gastronomico del Corriere della Sera– organizza a Milano la prima edizione di DOOF – L’altra faccia del food (mare culturale urbano, via Gabetti 15, dalle 10.30 a sera).
DOOF è FOOD all’incontrario –e già questo fa presagire intenzioni sovversive– e a scanso di equivoci in tedesco significa “stupido”. Come dire: basta con questa moda del “food” tutto fru-fru, ritorniamo alle robe serie.
E infatti i dibattiti sono dedicati al sociale, al lavoro, ai tentacoli della malavita, all’etica.
Una tavola rotonda (cui parteciperò) è dedicata allo stato dell’arte della critica gastronomica. E questo mi ha fatto riflettere sulla questione per ben dieci minuti: poi era pronta la colazione.
Dunque: ci sono due tipi di critica gastronomica che mi paiono utili.
La prima critica che mi piace è quella “interpretativa”, di decodifica della gastronomia e delle sue tendenze, che talvolta, persino, produce.
E’ la critica più intellettuale, quella che vede cose invisibili ai cuochi stessi. Nel cinema è Francoise Giraud che per prima teorizza la “Nouvelle Vague”; nell’arte è Achille Bonito Oliva che progetta la Transavanguardia; in cucina è il mitico duo Gault e Millau, che inventano il concetto di Nouvelle Cuisine.
La seconda critica che mi piace –e che personalmente provo a praticare– è quella divulgativa: semplicemente cercare posti dove si sta bene per dirlo al pubblico, in modo da far incontrare buoni ristoranti e clienti golosi.
Questi sono i due tipi di critica che mi paiono utili.
Invece la critica inutile ha mille volti:
– quella per non pagare il conto;
– quella per parlar male d’un posto di cui un altro ha parlato bene;
– quella per parlar bene d’un posto di cui un altro ha parlato male;
– quella per sbertucciare i cuochi;
– quella per incensare i cuochi;
– quella per vendetta;
– quella per sbertucciare gli altri critici;
– quella per fare i fighi con le tipe (beh, questa ci può stare)
– quella per farsi prendere come consulente dai cuochi;
– quella per invidia;
… potete continuare voi.