Ohibò, che abbia visto la luce sulla strada di Damasco? Perché Donald Trump che difende e sostiene Bud Light è qualcosa che non avremmo mai immaginato di vedere. L’ex presidente ha chiesto di porre fine al boicottaggio di Bud Light a seguito della sfortunata campagna promozionale con l’attivista transgender Dylan Mulvaney. Anzi: ha chiesto a tutti di dare a Bud Light una seconda possibilità.
Redenzione improvvisa o voltafaccia inspiegabile? Questo perché considerate che i tipici boicottatori della Bud Light probabilmente rappresentano l’elettore medio ideale di Donald Trump. Solo che non tutti sono rimasti convinti da questa improvvisa presa di posizione. E c’è chi sostiene che, effettivamente, non sia dovuto a una presa di coscienza di Trump, ma a meri disegni di campagna politica.
Niente redenzione per Donald Trump, solo campagna politica
Della campagna di Bud Light andata malissimo abbiamo già parlato abbondantemente. Riassumendo: Bud Light fa una campagna promozionale insieme all’attivista transgender Dylan Mulvaney, lo zoccolo duro degli americani “duri e puri” non gradisce, boicotta in massa la Bud Light, questa rimane invenduta sugli scaffali (nessuno la vuole più neanche se è gratis) e le azioni di Bud Light e dell’azienda proprietaria Anheuser Busch colano a picco, con anche licenziamenti nelle fabbriche e perdita dell’indotto.
In questo clima ecco che la richiesta di Donald Trump di un cessate il fuoco nei confronti di Bud Light suona quanto mai strana. Considerate che proprio gli elettori medi di Donald Trump sono il perfetto esempio dei boicottatori della Bud Light.
Comunque sia, martedì scorso Donald Trump si è presentato sulla sua piattaforma di social media Truth Social dichiarando che Anheuser Busch aveva già pagato un “prezzo molto alto” per via della sua campagna pubblicitaria con Dylan Mulvaney. Per questo motivo era giunta l’ora di abbandonare l’indignazione nei confronti della Bud Light, definendo la sua campagna pubblicitaria come “un errore di proporzioni epiche”.
Donald Trump ha fatto poi notare come Anheuser Busch spenda 700 milioni di dollari all’anno per comprare le materie prime dai loro agricoltori, dando lavoro a 65mila americani. Così ecco che l’ex presidente ha esortato i suoi seguaci a dare a Bud Light una “seconda possibilità”, magari evitando di dare sostegno a ben altre aziende che “stanno cercando di distruggere l’America”.
Tolto il delirio finale, effettivamente sembra quasi che Donald Trump abbia messo la testa a posto, sottolineando l’insensatezza di una campagna di boicottaggio basata sul nulla e che ha avuto come unico effetto quello di far perdere posti di lavoro ad altri americani.
Se non fosse, però, che è saltato fuori come, casualmente, qualche settimana prima di tale intervento, secondo quanto riferito da Politico, un importante lobbista di Anheuser Busch avesse organizzato una massiccia raccolta fondi per la campagna lettore di Donald Trump.
Il lobbista in questione, Jeff Miller, ha annunciato su X che organizzerà questa raccolta fondi in favore di Trump: i partecipanti che vorranno aderirvi dovranno sborsare 10mila dollari a testa.
La cosa ha destato più di qualche dubbio: Trump che difende Bud Light subito dopo che un lobbista dell’azienda madre della birra ha organizzato una raccolta fondi a favore dell’ex presidente? Insomma, una coincidenza molto improbabile.
Lo scrittore Noah Rothman nel National Review ha aspramente criticato Trump per questo tempestivo appoggio a Bud Light (e quindi ad Anheuser Busch), accusando il Tycoon di avere un interesse personale nella questione Bud Light. Come anche sottolineato da Don Jr., Anheuser Busch ha sempre donato più ai repubblicani che non ai democratici.
Ma il boicottaggio di Bud Light ha intaccato gli utili che la società poteva destinare alle questioni politiche. E unite questo al fatto che il Comitato Nazionale Repubblicano si trova “in difficoltà finanziarie”, capirete bene perché questo improvviso interesse di Donald Trump per Bud Light abbia suscitato aspre critiche.