Prima di andarsene dalla Casa Bianca, Donald Trump ha ben pensato di concedere la grazia ad alcuni condannati, tra cui un ristoratore fiorentino, noto per essere indagato per frode.
Non si sa mai, metti che un giorno si ricorderà di essere stato graziato da Trump e, chissà, magari sarà capace di rendergli il favore: chi può sapere le esatte motivazioni che hanno spinto il presidente degli USA uscente a graziare ad alcuni condannati. Ma tra queste persone, spicca il nome di Tommaso Buti, l’imprenditore fiorentino su cui era appena stata aperta un’inchiesta a suo carico per frode finanziaria.
Buti è un imprenditore noto in Italia per i suoi svariati flirt con persone famose, come Claudia Galanti e Naomi Campbell, sua socia in affari. Ma oltre ai suoi flirt, l’imprenditore è noto anche per i suoi fallimenti: di recente era stata dichiarata fallita per attività fraudolenta la sua società di consulenza «Sfere», che lui e il fratello avrebbero usato come un bancomat personale fino a causarne il crollo. Stessa sorte avevano avuto i suoi «Fashion Cafés», da lui lanciati proprio insieme a Naomi Campbell nel 1995, in cui spiccavano all’interno testimonial di spicco, come le modelle Claudia Schiffer e Christy Turlington, oltre ad alcuni finanziatori italiani misteriosi che vi investivano milioni tramite società con sede in paradisi fiscali.
A Firenze Tommaso Buti aveva il ristorante Nove, in piazza Scarlatti, diventato nel 2009 punto di riferimento della movida fiorentina, frequentato da calciatori e veline. Il ristorante però è stato dichiarato fallito nel 2013 e la Guardia di Finanza è riuscita a ricostruire alcuni movimenti sospetti da parte dei due fratelli, che avrebbero incassato gli incassi del locale accumulando debiti previdenziali con l’Inps e debiti fiscali.
Ora tutto questo cadrà di nuovo nel mistero, grazie a Donald Trump: tramite la sua legale Valeria Calafiore Healy, Buti ha ringraziato Trump. «Il provvedimento del presidente americano riguarda ipotizzati reati contro il patrimonio occorsi più di 20 anni fa e per i quali l’imprenditore italiano fu già processato in Italia e alla fine prosciolto dalla Corte di Appello nel 2007. La grazia che gli è stata concessa lo libera dall’ingiustizia che avrebbe continuato a patire se fosse stato costretto a subire un processo una seconda volta sugli stessi fatti per cui era già stato giudicato».
[ Fonte: Il Corriere della Sera ]