Il trattamento del diabete potrebbe essere rivoluzionato dall’impiego della nuova classe di farmaci delle glifozine: al momento, tuttavia, questa terapia è prescritta solamente a una persona su quattro tra coloro che ne avrebbero bisogno, anche a causa della carenza di dati sulle conseguenze sugli anziani. In questo contesto, il nuovo studio clinico promosso dalla Società Italiana di Diabetologia (Sid) potrebbe del tutto cambiare le carte in tavola: si tratta di un ampio progetto di ricerca dalla durata di 3 anni che si avvierà con l’arruolamento di più di 3000 pazienti over 70 con una storia di malattia cardiovascolare accertata e con un controllo non ottimale del diabete, a cui verranno prescritte le glifozine in modo da valutarne sicurezza ed efficacia.
I test di questo tipo sono fondamentali, infatti, per comprendere appieno i potenziali effetti indesiderati o avversi dei farmaci in questione sulle persone più fragili. Farmaci che, per l’appunto, agiscono inibendo l’assorbimento di zucchero da parte del rene, riducendo la glicemia e il rischio di scompenso cardiaco, assicurando allo stesso tempo vantaggi su peso e pressione arteriosa. “Per questo, secondo le Linee Guida, sono farmaci sono raccomandati in pazienti a rischio di scompenso cardiaco, in pazienti con alterazioni della funzione renale e in quelli con malattie cardiovascolari” ha spiegato Agostino Consoli, presidente del Sid e ordinario di diabetologia all’Università di Chieti. “Ma su 100 persone con queste caratteristiche, solo circa 25 è trattato con questi farmaci”. Un dato che, grazie allo studio clinico di cui sopra, è destinato a cambiare.