La pandemia, al di là delle conseguenze più tangibili, ha portato con sé una sorta di disagi che pongono in situazioni di ulteriore rischio le parti più fragili della popolazione: ad esempio, è diventato ben più difficile attenersi ai controlli medici per condizioni come il diabete, che necessitano di esami costanti.
Secondo i dati forniti dal sistema di sorveglianza Passi coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in riferimento al quadriennio 2017-2020, emerge che solo un paziente su tre (34%) riferisce di aver controllato l’emoglobina nei 4 mesi precedenti l’intervista, il 29% lo ha fatto da più di 4 ma meno di 12 mesi, gli altri non lo hanno fatto o lo hanno fatto da oltre 12 mesi (14%). E, come accennavamo poco fa, c’è lo zampino della pandemia: nel 2020, infatti, i pazienti che riferiscono di non aver effettuato il controllo dell’emoglobina salgono al 25%.
Si tratta dunque di conseguenze apparentemente secondarie, ma con un risvolto assolutamente pratico: l’accesso ai servizi sanitari è diventato più problematico, e questo potrebbe aver scoraggiato i pazienti a sottoporsi ai controlli o a rinunciarci del tutto.