C’è chi potrebbe pensare che il legame tra la pandemia di Covid-19 e il diabete sia banalmente legata al cambiamento delle abitudini innescata dai lunghi periodi di lockdown. Giornate intere confinati in casa: è plausibile immaginare che, almeno i più golosi, si siano lasciati tentare più e più volte da quanto contenuto in dispensa. Tuttavia, durante le prime fasi della pandemia, la comunità scientifica arrivò addirittura a ipotizzare per la prima volta che il Covid potesse di fatto essere la causa scatenante del diabete di tipo 1, pur faticando a trovare prove concrete che legasse i due elementi.
Uno studio internazionale pubblicato sulla rivista JAMA Network Open ha nuovamente attirato l’attenzione della comunità scientifica in questa direzione dimostrando che, nel corso della pandemia di Covid, i casi di diabete di tipo 1 nei bambini e negli adolescenti sono aumentati in maniera “molto più elevata di quanto ci aspettassimo”.
Covid e diabete nei giovani: un’occhiata allo studio
Lo studio ha preso in esame oltre 38 giovani e analizzato le conclusione di 17 studi precedenti, concludendo che l’incidenza del diabete di tipo 1 nei ragazzini di età inferiore ai 19 anni era superiore di circa il 14% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Numeri che, col passare del tempo, si sono peggiorati: nel secondo anno di pandemia si è registrato un incremento addirittura del 27% rispetto al 2019.
È bene notare che, prima del Covid, l’incidenza del diabete nei giovanissimi era solita crescere a un ritmo oscillante tra il 2 e il 4%. “Ora, all’improvviso, abbiamo assistito a un aumento di dieci volte” ha commentato Clemens Kamrath, ricercatore sul diabete presso la Justus Liebig University di Giessen, in Germania, in riferimento ai dati sopracitati. “Si tratta di un salto indicativo, in una misura e a una velocità che non si riteneva possibile”.
Altro dettaglio degno di nota ed emerso dallo studio in questione è che la pandemia ha fondamentalmente interrotto la stagionalità del diabete di tipo 1 infantile: se questa malattia è di fatto solita seguire schemi stagionali, con picchi che si verificano nel periodo invernale, si è assistito a una omogeneizzazione dell’incidenza. Per di più, la metanalisi ha dimostrato una tendenza, tra i giovanissimi affetti da diabete, di sviluppare formi più gravi durante il periodo pandemico rispetto al passato.
In particolare l’incidenza della chetoacidosi diabetica, complicazione potenzialmente letale, ha fatto registrare un aumento del 26% dal 2019 al 2020 – un balzo che gli scienziati hanno spiegato con l’impossibilità dei pazienti a rivolgersi alle autorità sanitarie nel particolare periodo analizzato. “La spiegazione più probabile è che l’attacco del sistema immunitario al pancreas sia innescato da un’infezione da Covid 19, cosa che accade anche con altre infezioni, come gli enterovirus e l’epatite B” ha spiegato a tal proposito athish Thirunavukkarasu, epidemiologo che studia il diabete alla Emory University di Atlanta, in Georgia.
“È possibile che la pandemia abbia accelerato l’insorgenza del diabete di tipo 1 nei bambini già a rischio o che, per ragioni sconosciute, un numero maggiore di bambini stia sviluppando l’autoimmunità rispetto a prima della pandemia” ha concluso Rayzel Shulman, autrice senior dello studio ed endocrinologa pediatrica presso il SickKids Research Institute di Toronto, in Canada. ““L’isolamento e l’allontanamento fisico potrebbero aver ridotto l’esposizione dei bambini a virus respiratori diversi dal COVID-19, eliminando inavvertitamente un effetto protettivo sconosciuto”.