Un’altra (brutta) notizia per i rider: è stato chiamato a testimoniare per Deliveroo un “semplice” rider, davanti al Tribunale di Bologna per raccontare la sua esperienza, ma ora l’amara scoperta: il “testimone” era un finto rider.
Non era un “rider”, non era uno dei tanti lavoratori che stanno aspettando di avere un contratto e qualche beneamata tutela sul lavoro, (così come sembra che stia per fare Just Eat col suo primo contratto per i rider): il testimone chiamato a favore dell’app Deliveroo, conosciuto soltanto con la sigla “A. C.“, è in realtà il titolare di un’azienda che collabora con la multinazionale.
La notizia della sentenza in Tribunale a Bologna risale ai primi del 2021, quando era stato decretato che l’algoritmo usato da Deliveroo per valutare i rider e gestire i loro turni di lavoro, sia discriminatorio. In seguito, il General Manager italiano dell’azienda, Matteo Sarzana, aveva fatto sapere che Deliveroo avrebbe probabilmente ricorso in appello, perché, a detta proprio del Manager, la decisione del Tribunale “si basa, esclusivamente, su una valutazione ipotetica e potenziale priva di riscontri concreti“.
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Ora si apprende, in una notizia condivisa dal rider sindacalista che abbiamo intervistato l’anno scorso in merito alla situazione dei rider assunti, Yiftalem Parigi, che uno dei testimoni portati in Tribunale per “rappresentare il fattorino felice della flessibilità e grato alle aziende che gliela offrono”, è in realtà un finto rider. Si tratta del titolare di una società di consegne che vanta proprio Deliveroo tra i suoi clienti. “E soprattutto una persona che, prima di mettersi in proprio, ha avuto un ruolo importante all’interno della stessa multinazionale: per due anni responsabile delle risorse umane per l’area Nord e Centro Italia“, si legge nel post.
Sempre nel post il rider ricorda che: “testimoniare il falso o far testimoniare il falso è un reato, ma ovviamente sono convinto che si fosse all’oscuro di tutta questa operazione…”
[ Fonte: Il Fatto Quotidiano ]