Torna lo spauracchio dei dazi Usa al 100% su vino, pasta e olio made in Italy. La Casa Bianca sta rivalutando l’ipotesi per contrastare la digital tax decisa dall’Italia (ma anche da Austria, India, Indonesia e Turchia).
Le tasse digitali sono state introdotte da diversi paesi in tutto il mondo nel tentativo di recuperare parte della tassazione delle grandi aziende tecnologiche che hanno milioni di utenti ma pagano poche imposte rispetto al reddito che generano, soprattutto grazie agli introiti pubblicitari delle campagne sui social ma non solo.
Robert Lighthzier, il rappresentante del commercio americano (Ustr), ha annunciato l’avvio di un’indagine sulle tasse applicate ai servizi digitali adottati da parte di partner commerciali degli Stati Uniti. Inoltre, ha dichiarato che Donald Trump potrebbe intraprendere in via unilaterale misure per ottenere la rimozione di qualsiasi atto di Governo straniero che violi un accordo commerciale internazionale e che penalizzi il commercio americano. L’inchiesta tenterà di comprendere, quindi, se le digital tax adottate da vari Paesi siano in linea con le normative fiscali internazionali o “se abbiano lo scopo di penalizzare in particolare le società tecnologiche per i loro successi commerciali”.
Paolo Gentiloni, commissario agli Affari monetari, intervenuto in occasione del G7 finanziario che si è svolto in video conferenza ieri pomeriggio, si è detto sorpreso sulle misure americane e ha sottolineato che l’Ue non ha ancora introdotto nessuna tassa sulle attività digitali, in attesa di un accordo Ocse.
[Fonte: Il Sole 24 Ore]