Danone è finita nei pasticci. Il motivo? Semplice: un utilizzo eccessivo di plastica. Comoda ed economica, la plastica rappresenta una risorsa importante per aziende come il colosso francese di acqua in bottiglia e latticini e al contempo una grave minaccia per il benessere del nostro pianeta – motivo per cui alcuni gruppi di ambientalisti hanno ritenuto opportuno intraprendere un’azione legale. La tesi impugnata dalle associazioni ambientaliste è che Danone non avrebbe tenuto finora sufficientemente conto di tutta la plastica utilizzata durante i suoi cicli di produzione, che spaziano dalla filiera agricola fino all’ultimo passo del confezionamento; e quel che è peggio non ci sono state comunicazioni verso il pubblico su come intende ridurne l’uso.
Danone in tribunale: è guerra alla plastica
Danone si è al momento limitata a riconoscere la minaccia e allo stesso tempo a tentare di disinnescarla negando ogni fondamento: tramite una nota stampa, il gruppo d’Oltralpe ha dichiarato di essere “molto sorpresa da questa accusa che respingiamo fermamente”. Gli ambientalisti coinvolti, tuttavia, non hanno avuto dubbi nel denunciare le pratiche del produttore di latticini, e si sono rivolti al tribunale di Parigi per avviare una causa civile.
Una mossa, quest’ultima, che di fatto va a seguire l’onda di proteste che sta attualmente attraversando la Francia; dove un numero sempre crescente di organizzazioni ambientaliste non governative hanno preso a mobilitarsi contro le grandi aziende contestando loro l’impiego massiccio (e sovente eccessivo) della plastica.
Si tratta di un argomento particolarmente sensibile in quel d’Oltralpe, tanto che le stesse autorità governative hanno cominciato ad agire per arginare l’uso della plastica: pensiamo, ad esempio, al recente divieto di imballaggi e postate usa e getta nei fast food, introdotto per ridurre la quantità di rifiuti.
Le proteste, per di più, hanno trovato un validissimo alleato in una legge originariamente introdotta nel 2017, che stabilisce un “dovere di diligenza” nel contesto delle catene di approvvigionamento volto a evitare danni ai diritti umani e all’ambiente. Tornando al caso Danone, è tuttavia bene notare che la partita è ancora tutta da giocare: al momento la palla è nel campo del giudice del tribunale di Parigi, che dovrà valutare se procedere con l’aprire o meno la causa.
Le richieste degli ambientalisti, nel frattempo, sono state presentate: “Vogliamo che Danone ripubblichi il suo rapporto sul dovere di diligenza” ha spiegato Antidia Citores, portavoce francese della campagna per la protezione degli oceani Surfrider Foundation Europe “e che renda conto in modo specifico del suo uso di plastica, includendo una strategia concreta per ridurlo”.