Poco più di un mese fa vi avevamo raccontato il parere di Daniel Humm, secondo il quale “L’unico menu sostenibile è quello vegetale”: una linea di pensiero volta alla salute del pianeta, che lo chef aveva già adottato trasformando il menu del suo celebre Eleven Madison Park in una proposta al 100% vegana. Una metamorfosi che, a onor del vero, non si è tradotta in termini del tutto positivi. Basta dare un’occhiata alla critica redatta sul new York Times da Pete Wells, che ha definito lo stile con cui i nuovi ingredienti sono andati a sostituire i vecchi “inefficace e deludente”, e il menu stesso è circondato da “un’aria di cinismo distaccato”. E ora, Daniel Humm ha tentato di proporre la medesima conversione anche al Davies and Brook al Claridge’s, iconico hotel londinese.
Peccato che questa volta l’idea di Humm sia stata accolta con un sonoro “no grazie”, tanto che chef e hotel hanno infine deciso di proseguire per strade diverse. A darne l’annuncio è il Claridge’s stesso, attraverso un post pubblicato sul proprio profilo Twitter ufficiale: “Rispettiamo e comprendiamo completamente la direzione culinaria di un menu completamente vegetale che Daniel ha voluto abbracciare e sostenere e che ora vuole introdurre a Londra”, si può leggere. “Tuttavia, al momento questo non è il percorso che desideriamo seguire qui al Claridge’s, e quindi, con rammarico, abbiamo deciso di comune accordo di prendere strade separate”.
La proposta di Humm avrebbe allontanato dal menu piatti iconici come l’anatra stagionata con lavanda e miele o il pollo fritto del Claridge’s: un costo di opportunità evidentemente troppo salato da pagare. Lo chef, tuttavia, sembra averla presa con relativa filosofia, e rinnova la sua determinazione nel voler perseguire questa nuova linea culinaria: “Il futuro per me è vegetale”, ha scritto in un post su Instagram. Rimane sottinteso, inoltre, che non è affatto scontato che il Claridge’s potesse emulare lo stesso successo dell’Eleven Madison Park, in seguito alla trasformazione green. Seppur si tratti di fatto di un’istituzione storica di Londra, non gode certo della stessa influenza gastronomica dell’EMP, che può vantare tre stelle Michelin e un primo posto al World’s 50 Best Restaurants.