Ha fatto notizia nei giorni scorsi la proclamazione della cucina italiana come “la migliore al mondo” da parte del sito TasteAtlas. Lorenzo Biagiarelli, blogger e volto del programma “È sempre mezzogiorno”, in un lungo post su Facebook ha espresso le sue perplessità in merito alla classifica stilata dal portale, e alla comunicazione che le è stata cucita attorno. Il compagno di Selvaggia Lucarelli, che precisiamo, non ha nulla da ridire sulla cucina italiana, nel suo post lancia una riflessione su quella che guardata da vicino ha tutta l’aria di essere una pseudo notizia, trasformata in uno strumento di propaganda politica. E il suo ragionamento, fino a prova contraria, non fa una piega.
La classifica che non convince
La cucina italiana si è aggiudicata il primo posto nella classifica “Best Cuisines in The World” stilata da TasteAtlas. Questo portale, costruito come una sorta di atlante mondiale del cibo, lascia spazio ai propri utenti che possono valutare con un punteggio da uno a cinque i loro piatti, ristoranti e prodotti tipici preferiti. La classifica dunque è l’esito di un calcolo fatto sulla base dei punteggi dei lettori. E fino a qui tutto bene, peccato che il risultato faccia acqua da tutte le parti.
Quanti e chi sono questi gli utenti che hanno deciso che la cucina italiana è la migliore del mondo? Ed ecco il primo punto sul quale si sofferma Lorenzo Biagiarelli. “TasteAtlas nell’ultimo trimestre ha una media di tre milioni e mezzo di visite mensili – si legge nel suo post -. A livello globale è novantesimo tra i siti dedicati al cibo”. E prosegue. “Di quei tre milioni e mezzo, il 40% delle visite viene dagli Stati Uniti, l’8 dalla Gran Bretagna, il 5 dal Canada. Vale a dire che il 53% delle visite, e quindi dei voti, provengono da tre paesi occidentali ed anglofoni, che complessivamente esprimono poco più del 5% della popolazione mondiale. E quanti sono i voti?”. Non si sa.
Cucina francese al 9° posto e quella americana supera la libanese
Rimane che sul podio troviamo l’Italia, seguita per pochissimi punti di stacco dalla Grecia e dalla Spagna: quest’ultima si trova al terzo posto con 4.59 punti, a pari merito con il Giappone. La cucina francese si posiziona al nono posto fra le “Best Cuisines in The World” con 4.51 punti secondo gli utenti di TasteAtlas che la mettono allo stesso livello della cucina statunitense (eh?). Ma non è tutto, la Germania batte il Libano, superato pure da Belgio e Olanda (sul serio?).
Insomma, qualcosa non torna. La classifica, fortemente occidentalocentrica, sembra restituire una fotografia distorta sulla qualità delle varie cucine nazionali. E dunque le perplessità di Lorenzo Biagiarelli appaiono più che lecite. “Quante persone – incalza nel suo post – in questo 53% bianco, occidentale e anglofono, hanno potenzialmente assaggiato una pizza margherita, ovunque e da chiunque essa sia stata preparata, e quanti un rendang, pure uno dei più celebri e squisiti piatti indonesiani? Quanti un risotto e quanti, che ne so, un rocoto relleno?”. Pochi, o forse proprio nessuno viene da dire.
Il tam-tam mediatico e la propaganda politica
Senza nulla togliere a TasteAtlas, che è pure un sito interessante, il primo posto in classifica della cucina italiana è diventata una notizia da copertina. Ne hanno parlato i principali quotidiani nazionali e pure Vespa a “Porta a Porta”. Fino a qui tutto bene, la notiziola ci può anche stare. Peccato per le dichiarazioni entusiaste dei politici fra cui il Ministro Francesco Lollobrigida che hanno fomentato il tam-tam mediatico.“Questo primato della cucina italiana è una certezza da sempre. Continuiamo a difendere e valorizzare questo nostro patrimonio nazionale!” – ha commentato il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste.
E qui veniamo al cuore del problema per Lorenzo Biagiarelli secondo cui “una classifica che è la combinazione algoritmica del parere di centomila persone, per la maggioranza ricche ed occidentali, su un sito di scarsa rilevanza anagrafica” è diventato uno “strumento di propaganda politica”. Lasciamo perdere per un attimo che nessuno si sia preoccupato troppo di verificare su quale base si sia arrivati a decretare il primato assoluto della cucina italiana nel mondo. Lasciamo stare l’atteggiamento con cui una notizia che lascia il tempo che trova sia stata ripresa come la conferma di una presunta verità assiomatica.
Le perplessità di Lorenzo Biagiarelli offrono uno spunto di riflessione su un atteggiamento culturale discutibile che si nutre di un sentimento di superiorità, “chiuso e miope”. La faccenda è delicata e dai risvolti sottili. Ben venga una giusta dose di orgoglio per l’apprezzamento rivolto alla cucina italiana. Ma occhio a trasformalo in uno strumento per affermare una qualsivoglia superiorità da proteggere da qualche non ben identificata minaccia. Insomma, Biagiarelli ha una grande fetta di ragione: le vie del nazionalismo sono infinite.