La crisi dei fertilizzanti? Un bel problema, non c’è dubbio. Il loro commercio sta infatti giocando un ruolo sempre più centrale nell’ambito della guerra commerciale e politica generata dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina: torniamo indietro di qualche mese, verso i primi giorni di marzo, quando le ostilità erano iniziate da appena una manciata di settimane e l’incertezza era l’unica costante in una serie di scossoni ai mercati internazionale. Tanto da Mosca quanto da Kiev lo stop all’export di fertilizzanti fu tra le prime conseguenze della guerra, con effetti a valanga che sentiamo ancora oggi – dai prezzi alle stelle alla produttività agricola naturalmente strozzata per la loro mancanza. Le sanzioni imposte contro la Bielorussia, per di più, hanno provocato un ingente carenza di potassio, elemento chiave per questi prodotti, alimentando ulteriormente la crisi. Alcuni ricercatori dell’università di Wageningen, prestigioso polo agrario dell’Olanda, hanno tuttavia formulato una potenziale soluzione: gli escrementi umani.
Dai, tanto anche prima non è che l’odore fosse esattamente piacevole…
La trovata è stata anche proposta alla Commissione europea: l’idea (decisamente condivisibile) dei ricercatori è quella che il Vecchio Continente dovrebbe di fatto esplorare tutte le strade a sua disposizione per sbloccare la crisi in questione, comprese quelle… Beh, meno profumate.
Scherzi a parte, gli escrementi umani sono comunemente utilizzati come fertilizzante in diverse aree del mondo, ma nel contesto europeo il loro impiego è limitato a una manciata di Paesi. Un’opportunità sprecata, secondo gli stessi ricercatori olandesi, che al momento rappresenta un lusso che semplicemente non possiamo più permetterci.
“Oltre a sfruttare l’uso delle deiezioni animali e il compost vegetale, dobbiamo tenere in considerazione anche l’uso degli escrementi umani” ha commentato a tal proposito Wim de Vries, professore di analisi dei sistemi ambientali dell’università di Wageningen, sottolineando come gli escrementi umani abbiano il vantaggio, rispetto alle sopracitate alternative, di contenere importanti micronutrienti come zinco e rame.
Naturalmente esistono problemi di natura prettamente tecnologica e sanitaria che andrebbero affrontati, ma lo scienziato non ha dubbi sul fatto che potrebbero essere tranquillamente risolti. Nel frattempo, de Vries ha presentato alcune soluzioni immediate, come “trovare il modo di usare le acque reflue” cioè gli scarichi fognari “per l’irrigazione e la concimazione dei campi”.
Non mancano, nel frattempo, gli sforzi paralleli per trovare soluzioni sostenibili ai fertilizzanti: qualche tempo fa vi parlammo di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, che misero a punto un metodo per ricavare dei fertilizzanti bio dagli scarti della filiera alimentare.