Per l’ONU aumenta il rischio di “catastrofe incombente della fame”: a causa del blocco russo, infatti, la crisi alimentare mondiale è destinata a esplodere entro i prossimi due anni.
A diramare l’allerta è David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite che chiede la revoca urgente del blocco nel Mar Nero dei 25 milioni di tonnellate di grano ucraino stoppate dalla Russia, nonché riforme a breve e lungo termine.
Secondo il report delle Nazioni Unite, prima della pandemia da Covid-19, erano 130 milioni le persone incerte dal punto di vista alimentare, mentre adesso questo numero è salito a quota 276 milioni. Inoltre secondo Beasley, a causa della crisi ucraina, il numero è ulteriormente salito a 345 milioni di unità. E 50 milioni di persone in 45 paesi sono ora a un solo passo dalla carestia vera e propria.
Il tutto è stato poi esacerbato dall’aumento mondiale dei prezzi dei carburanti e dei fertilizzanti. Ma il segretario avverte: senza azioni urgenti, i raccolti e la produzione alimentare mondiale saranno ridotti. Quindi questo vuol dire che nei prossimi 12-24 mesi potrebbe esserci una vera e propria mancanza di cibo nel mondo.
Dello stesso avviso anche Tony Blair che ha rincarato la dose sostenendo che la crisi alimentare che sta colpendo i paesi poveri dell’Africa, Asia e Medio Oriente potrebbe comportare il sorgere di gravi disordini simili a quelli della Primavera Araba.
Molti leader, poi, sono convinti che Putin non sia per niente intenzionato a trovare una soluzione al blocco del grano nel Mar Nero: il presidente russo vuole fomentare la rabbia in Africa e Medio Oriente, infischiandosene delle conseguenze. E si tratterebbe di una strategia deliberata.
Per questo motivo la Polonia e altri paesi stanno facendo notare all’UE che il blocco non potrà risolversi solamente con i negoziati o con la forza, ma che, piuttosto, bisognerebbe concentrarsi sul trasportare questo grano via treno attraverso la Polonia.