Le vicende internazionali degli ultimi mesi, con lo scoppio della guerra in Ucraina che di fatto è andato a esacerbare una situazione di difficoltà già acuta – dovuta, chiaramente, all’imperversare della pandemia da Covid-19 – ha concretizzato il timore di una vera e propria crisi alimentare globale. Un prospetto che, di fatto, andrebbe a colpire in primis i Paesi più poveri o dipendenti dalle importazioni di beni alimentari, per poi coinvolgere anche gli Stati a reddito medio che sono tuttavia usciti indeboliti dalla pandemia, con il risultato finale di diffondere la fame in molte parti del mondo. In questo contesto, il premier Mario Draghi è intervenuto al vertice europeo per commentare la questione e, nell’individuare un responsabile, ha puntato il dito contro Vladimir Putin.
“Il confronto con Putin è necessario per risolvere il problema del grano, della sicurezza alimentare” ha spiegato Draghi nel corso del suo intervento. Una posizione che implica una postura diplomatica, e che di fatto si rifà alle parole pronunciate dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres a inizio mese: senza la collaborazione della Russia e dell’Ucraina non ci sarà via d’uscita. “Il rischio di una catastrofe alimentare è reale” ha poi aggiunto, confermando la natura concreta di un prospetto davvero preoccupante “e se non ci sarà una soluzione, dovrà essere chiaro che la colpa è di Putin”.
Una stoccata che, di nuovo, ricorda l’accusa portata avanti dalle Nazioni Unite a inizio aprile, quando il vicesegretario di Stato americano Wendy Sherman, intervenuto nel corso di una riunione del Consiglio di sicurezza, dichiarò senza mezzi termini “Vladimir Putin ha creato questa crisi alimentare globale“. Da Mosca, nel frattempo, si sostiene che la colpa sia tutta dell’Occidente e delle sanzioni imposte.