Crisi alimentare: guerra, pandemia e siccità hanno spinto 30 milioni di bambini verso la fame

Guerra, pandemia, siccità e inflazione hanno innescato una crisi alimentare che ha già colpito oltre 30 milioni di bambini.

Crisi alimentare: guerra, pandemia e siccità hanno spinto 30 milioni di bambini verso la fame

Diciamoci la verità – anche chi è solito vivere sotto la proverbiale roccia a questo punto ha intuito che, in effetti, il susseguirsi di un conflitto armato in territorio europeo, una pandemia che ha sconvolto il mondo (e che in alcuni Paesi continua a mietere migliaia di vittime) e l’intensificarsi delle conseguenze del cambiamento climatico non ha portato a risvolti particolarmente positivi. Non dimentichiamo poi che questo meraviglioso terzetto – guerra, malattia e siccità – si è arricchito di un innalzamento radicale del costo della vita che ha stritolato il potere d’acquisto dei consumatori e colpito in primis le fasce più povere della popolazione. Insomma, le carte in campo configurano una situazione decisamente delicata, che ha innescato una crisi alimentare che ha già portato più di 30 milioni di bambini a soffrire di malnutrizione acuta, di cui almeno 8 in forma particolarmente grave.

I quindici Paesi più colpiti e l’appello delle Nazioni Unite

siccità

A suonare l’allarme, in questo caso, è una nota congiunta redatta da diverse agenzie delle Nazioni Unite, ossia Fao, Unhcr, Unicef, Oms e World Food Programme; che purtroppo non lasciano trapelare ombra di ottimismo per l’anno nuovo: “È probabile che questa situazione peggiori ulteriormente nel 2023″ ha infatti dichiarato a tal proposito il dg della Fao, Qu Dongyu. “Dobbiamo garantire l’accessibilità di un’alimentazione sana per i bambini piccoli, le ragazze e le donne in gravidanza e in allattamento”.

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L’appello è tanto semplice quanto necessario: in altre parole, la richiesta è quella di attivarsi per tutelare i più deboli. Importante notare, poi, che l’allarme lanciato dalle organizzazioni umanitarie riguarda in particolare quindici Paesi prevalentemente appartenenti al continente africano: si tratta di Afghanistan, Burkina Faso, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Haiti, Kenya, Madagascar, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen.

In questi casi la direttrice generale dell’Unicef Catherine Russel ha parlato di “crisi a cascata” che “stanno lasciando milioni di bambini malnutriti e hanno reso loro più difficile l’accesso ai servizi essenziali”. Uno scenario che, in alcuni casi, abbiamo già avuto modo di raccontarvi: pensiamo al Ciad, dove l’azione combinata di siccità e feroci inondazioni hanno spinto il Paese sull’orlo della carestia. “La denutrizione è dolorosa per il bambino e, nei casi più gravi, può portare alla morte o a danni permanenti della crescita e dello sviluppo” ha concluso Russel.

La richiesta formulata dalle aziende è quella di accelerare quanto possibile l’applicazione del piano globale contro la malnutrizione infantile, un protocollo che tuttavia necessita di “maggiori investimenti a sostegno di una risposta coordinata delle Nazioni Unite che soddisfi le esigenze senza precedenti di questa crisi che tende ad aggravarsi, prima che sia troppo tardi”.