L’apocalisse climatica è vicina, si sente dire spesso, ma è una fesseria: l’apocalisse climatica è già arrivata. Se si vuole avere un’immagine in presa diretta del riscaldamento globale, è sufficiente guardare in questi giorni alle spiagge di Vancouver, in Canada. Dove circa decine di migliaia di cozze sono morte per l’ondata di calore eccezionale – ma neanche parole come eccezionale o anomalo andrebbero più usate – che ha colpito il Nordamerica. Morte, insieme a circa un miliardo di animali marini nel complesso, letteralmente bollite vive. Quello che è successo ai molluschi bivalvi è precisamente quello che succede quando li mettiamo in padella: i gusci si aprono per effetto del calore.
Ma quanto calore ci vuole per rendere una spiaggia simile a una pentola? Le cozze si sono evolute per resistere alle alte temperature: trattengono l’acqua all’interno dei loro gusci per evitare che si secchino e vivono in colonie simili a grappoli, che normalmente aiutano a proteggersi in massa contro il caldo. Ma quegli strumenti evolutivi, sviluppati letteralmente nel corso di milioni di anni, non potevano competere con le temperature che hanno raggiunto i 50°C nella Columbia Britannica e hanno coinciso con le basse maree, lasciando le cozze al secco e al sole.
Laddove l’ondata di caldo non ha ucciso cozze e ostriche, ha fatto ammalare le persone che le mangiavano. Secondo il dipartimento di salute pubblica dello stato di Washington, è in atto uno straordinario focolaio di vibriosi, che è causato dal consumo di crostacei crudi o poco cotti e provoca diarrea, crampi addominali, vomito, mal di testa e una serie di altri sintomi spiacevoli. Il vibrione è presente in natura nei dintorni di acqua salata, ma prospera a temperature calde e le basse maree, combinate con giornate torride, hanno creato le condizioni perfette per la crescita dei batteri. Tutti esempi lampanti di come il clima sta influendo sulla nostra alimentazione, e viceversa.
[Fonte: Eater]