“Covibesity“: questo il termine con cui, sempre più comunemente, ci si riferisce all’aumento dei tassi di obesità e sovrappeso legato ai periodi di confinamenti dovuti alla pandemia, che preoccupa particolarmente quando rapportato alle nuove abitudini alimentari dei bambini.
Negli Stati Uniti, uno studio del Centers for Disease Control and Prevention USA condotto su oltre 400 mila bambini e ragazzi ha sottolineato come il tasso di incremento dell’indice di massa corporea sia raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemico. Secondo i dati elaborati dall’ente coloro che già erano sovrappeso ha ulteriormente peggiorato la propria situazione, con una crescita di peso che si aggira intorno al mezzo kilogrammo al mese. Un trend che, se dilazionato in 6 mesi, porta a un aumento di 3-4 kg, più del doppio rispetto al tasso di crescita definito “salutare”.
In Italia, invece, a lanciare l’allarme sulla Covibesity nei bambini è la Società Italiana di Pediatria. Il 40% ha modificato sensibilmente le proprie abitudini alimentari nel corso degli ultimi anni di pandemia, con un incremento nel consumo di snack e succhi di frutta. Una tendenza che va abbinata all’aumento delle ore del giorno passate davanti a uno schermo, incrementate in media di 5 ore per i ragazzi tra i 6 e i 18 anni. Alla luce di quanto evidenziato, la presidente della Società Italiana di Pediatria Annamaria Staiano lancia l’appello a “promuovere una corretta alimentazione perché l’epidemia dilagante di obesità infantile, aggravata dalla pandemia, è più silenziosa ma altrettanto pericolosa di quella generata dal Covid-19”.