L’antefatto è nettamente tragico – nove morti, di cui otto bambini, e altri 78 individui ricoverati in quel di Zanzibar a causa di una intossicazione di massa innescata dal consumo di carne di tartaruga marina. La notizia è stata confermata dalle stesse autorità locali, e ha rapidamente preso a rimbalzare dalle testate generaliste di un po’ tutto il mondo: il vero e proprio seme della tragedia è il chelonitossismo, o avvelenamento da carne di tartaruga marina, minaccia occulta o fatale che si nasconde in bocconi all’apparenza innocui.
Stando a quanto raccontato da diversi testimoni e residenti le vittime – 87 in tutto, dicevamo; con nove morti di cui otto bambini e la mamma di uno dei minori – erano tutte in preda a vomiti e forti dolori addominali. La perizia delle autorità sanitarie, che hanno preso in esame alcuni campioni per determinare l’origine del malessere, non ha lasciato spazio ad alcun dubbio: tutti gli intossicati avevano mangiato carne di tartaruga marina, notoriamente in grado di causare il chelonitossismo.
Dalla nausea alle complicazioni neurologiche: i rischi del chelonitossismo
Partiamo dal presupposto che il chelonitossismo è di fatto associato a quattro particolari specie di tartarughe marine – la tartaruga embricata, la tartaruga verde, la tartaruga caretta, la tartaruga liuto e la tartaruga del guscio morbido della Nuova Guinea, unica specie d’acqua dolce. I sintomi, dicevamo, sono quelli tipici di una grave intossicazione alimentare – dal vomito alla diarrea, per intenderci -; ma rischiano di sfociare anche in convulsioni, paralisi ed eventualmente morte.
Il chelonitossismo deriva fondamentalmente dalla mancanza di un adeguato trattamento della carne di tartaruga e, più precisamente, dall’ingestione di alghe tossiche da parte degli animali stessi. Le tossine qui contenute, chiamate chelonitossine, tendono infatti ad accumularsi nei loro tessuti, trasformandosi eventualmente in una minaccia invisibile ma potenzialmente letale al momento del consumo.
La ricetta più efficace per prevenire il chelonitossismo è, naturalmente, quello di evitare il consumo di carne di tartaruga: è bene notare che, a oggi, la ricerca sui pazienti intossicati è limitata, e i protocolli di trattamento disponibili per i medici locali sono minimi. Tra le vittime di Zanzibar, come accennato in apertura di articolo, ci sono soprattutto dei bambini: secondo quanto riportato i piccoli sarebbero giunti all’ospedale in condizioni già gravissime, e per i medici è di fatto stato impossibile salvarli.
Vale la pena notare, in chiusura, che questo non è affatto il primo caso del suo genere: appena tre anni fa, nel marzo del 2021, si contarono diciannove morti in Madagascar in un episodio analogo.