Cosa si mangia nello spazio nel Giorno del Ringraziamento?

Dalla stazione spaziale internazionale arriva il video-augurio dell'equipaggio per il Ringraziamento, con tanto di menu fluttuante per l'occasione.

Cosa si mangia nello spazio nel Giorno del Ringraziamento?

Il Giorno del Ringraziamento, seppur non appartenga e non sia entrato nella tradizione popolare dello Stivale, non è più un mistero per molti italiani. Sappiamo, grosso modo, cosa si mangia durante questa festa statunitense, sentitissima e un po’ controversa; ma riuscirà a festeggiare anche chi è momentaneamente alloggiato nello spazio? Stando al simpatico video di auguri ricevuto da quattro astronauti attualmente in orbita, sembrerebbe di sì. Sunita Williams, Nick Hague, Barry Wilmore e Donald Pettit se la spassano a circa 400 km dalla Terra con il loro menu del Ringraziamento in busta.

Un Ringraziamento spaziale

Dall’alto della loro casa orbitante, quattro astronauti statunitensi spediscono sulla Terra un video-augurio per il Giorno del Ringraziamento, negli Stati Uniti un’occasione forse più importante del Natale. L’equipaggio spaziale ricorda che una delle tradizioni di questa festività (e di qualsiasi altra festività, ci vien da dire) è ritrovarsi con amici e parenti per mangiare insieme. Loro non sono da meno, anche se il loro pasto “può sembrare un po’ diverso”.

Rasmus Munk dell’Alchemist annuncia la prima esperienza gastronomica nello spazio Rasmus Munk dell’Alchemist annuncia la prima esperienza gastronomica nello spazio

Assistiamo così a un vero e proprio unboxing fluttuante: i simpatici astronauti svelano il contenuto della loro scatola del Ringraziamento, come fosse appena stata consegnata da un rider cosmico. Nell’atmosfera priva di gravità della navicella si sparpagliano (anche) alcuni piatti tipici dell’occasione: cavoletti di Bruxelles, zucca, mele speziate e l’immancabile tacchino (affumicato). “È un vero banchetto”, dicono sorridenti, “sarà buonissimo” (chissà).

Cosa si mangia nello spazio

Capirete bene che mangiare nello spazio, in assenza di gravità, non è cosa semplice. La sfida è duplice: garantire agli astronauti una dieta equilibrata, che apporti tutti i nutrienti di cui hanno bisogno, facilitando al contempo conservazione e consumo dei pasti. Per questo i “piatti” (o, per meglio dire, le bustine), sono spesso disidratati o liofilizzati – e che non contengano briciole, per carità, a rischio di doverle rincorrere per tutta la navicella. L’anno scorso la NASA ha anche lanciato un concorso per sviluppare menu nutrienti, saporiti e plant-based da portare nel “vuoto” che ci circonda.

Tra l’altro, non di rado c’è l’Italia dietro la preparazione dei pasti spaziali. Un nome su tutti, quello di Stefano Polato, chef a capo della “tavola” di varie missioni cosmiche, che sviluppa i pasti in collaborazione con l’azienda torinese Argotec. Nel 2023 nello spazio ci sono finite anche Barilla e Rana, per la felicità del ministro Lollobrigida e di chiunque sostenga la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità. Per il momento, i tre chili di fusilli sono rimasti solo patrimonio dello stomaco di un equipaggio spaziale affamato.