Ormai gli imprenditori del food & beverage sembrano averlo capito: a periodi ciclici è utile uscirsene con degli scontrini da capogiro, aiuterà a far parlare di sé e a selezionare la clientela. Via i poveracci che si stracciano le vesti sui social, possono andare a farsi mettere in conto il taglio di un toast diviso in due in qualche bar del comasco. Vengano quelli che sanno come stare al mondo, che delle bistecche non amano la mallard o la marezzatura -volgare la prima, dannosa per la linea la seconda- ma la copertura d’oro. Agguantato quel pubblico, l’unico modo per tenerselo stretto è l’escalation: una gara a chi ce l’ha più costoso (o più cafone). Philipp Plein sta provando a lanciare la tendenza anche a Milano, con una “pizza allo Champagne” da 1500 euro, servita nel suo hotel appena inaugurato in occasione della fashion week.
Poveri pizzaioli
Se ancora qualche strascico sulla politica dei prezzi nelle pizzerie di Briatore stava resistendo nel dibattito, possiamo dire che siano state spazzate via. Siamo nel Plein Hotel di via Manin, struttura a cinque stelle all’insegna dell’eccesso e dell’apparenza, in cui tutto è pensato per rendere fighi i propri selfie e ostentare il proprio status sui social, oltre che per rivedere ossessivamente il film di Cenerentola in bagno (una necessità che, ammettiamo, ci sfugge), una farmacia dove non mancano cosmetici e sex toys, e la possibilità di farsi anche un ritocchino, facendosi recapitare un chirurgo plastico direttamente da Beverly Hills.
Con una tale ricchezza di servizi non poteva mancare una proposta gourmet all’altezza, con un ristorante vegano e uno giapponese, un cocktail bar e una saletta privata ricoperta di rose, che non si sa mai: il tutto presentato in una serata in cui chef Roberto Conti, ex Trussardi alla Scala e ora in forze alla Terrazza Duomo21, ha servito quattro chili di caviale accompagnati da patate fritte in una ricetta creata per l’occasione.
Non è nemmeno la più cara
Non si capisce bene se questa pizza verrà servita al ristorante o accompagni lo champagne in un aperitivo, o se -Dio ce ne scampi- con “pizza allo champagne” si intenda proprio col vino nell’impasto, ma è evidente che non sia questo il punto. E nella ricerca ossessiva dell’essere diversi come unico valore aggiunto per farsi strada nella concorrenza luxury, probabilmente gli è sfuggito che la loro pizza non è nemmeno la più cara. Un record che spetta ai 12000 euro (sì, dodicimila) della Louis XIII di Salerno, ricoperta di aragosta, tre tipi di caviale, e con abbinamento di Cognac e Krug inclusi. E Plein che fa pure lo spiritoso: “considerando che il Dom Perignon ha lo stesso prezzo, praticamente è un omaggio della casa”. Che povertà.