Cosa pensa il Comité Champagne dello Champagne griffato Davide Lacerenza?

Non ci sorprende tanto (ahinoi) che lo Champagne firmato Davide Lacerenza sia diventato un oggetto da collezione, quanto il fatto che il Comité che tutela la denominazione non sia ancora intervenuto.

Cosa pensa il Comité Champagne dello Champagne griffato Davide Lacerenza?

Abbiamo sempre lodato il lavoro fatto dal Comité Champagne. Come si fa a non lodarlo? Un organismo che tutela il suo vino come se fosse la cosa più preziosa che ha, perché in effetti lo è. Dal 1941, il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (questa la dicitura estesa) e lì per raccontare, insegnare e difendere la denominazione Champagne nel mondo. Che va difesa, perché essendo prestigiosa, in molti “vorrebbero approfittare della sua notorietà e della sua immagine”.

Così il Comité la tutela al punto che alcune delle sue battaglie (e vittorie) sono pure passate alla storia: la più celebre, la battaglia vinta in casa contro il profumo “Champagne” di Yves Saint-Laurent, che non poteva chiamarsi così, come stabilì un tribunale che costrinse il marchio di moda a ritirarlo dal mercato. O come quella, più recente, delle 2.532 lattine di birra distrutte in Belgio perché impropriamente commercializzate e promosse come “lo Champagne delle birre”. E ancora, qualche anno fa, il Comité ottenne l’intervento della Corte di giustizia dell’Unione Europea contro la catena di tapas bar “Champanillo”.
Insomma, che vi piaccia o no, il buon nome dello Champagne non si tocca, ed è certamente uno dei grandi segreti del suo successo. Oltre a essere una di quelle cose da cui noi Italiani dovremmo prendere spunto per tutelare le nostre, di produzioni. Ma questa è un’altra storia. Perché se non solo non tuteliamo a dovere le nostre, ogni tanto qualche soggetto pensa anche di mettere il piede in quelle altrui, come ha fatto Davide Lacerenza con il “suo” Champagne.

Prosecco: il Prosek croato ha il via libera dall’UE Prosecco: il Prosek croato ha il via libera dall’UE

Lo Champagne firmato Davide Lacerenza

 

Dell’esistenza di uno Champagne firmato dal re di serate sregolate e magnum certamente sciabolate con grandissima eleganza (non c’eravamo, ma chissà perché sospettiamo che alla Gintoneria lo Champagne si aprisse così), ci informano alcuni colleghi che titolano sul fatto che oggi quelle bottiglie sono andate a ruba, diventate quasi un oggetto da collezione.

Non stentiamo a crederlo eh, confidando nella mancanza di lucidità di molti utenti del web (ricordate il pandoro di Chiara Ferragni rivenduto a prezzi triplicati dopo lo scandalo? Noi sì, e bho), ma ci chiediamo come sia stato possibile constatarlo. Forse i colleghi hanno provato ad acquistare il preziosissimo Champagne di Lacerenza senza successo? In ogni caso, ora sappiamo che esiste, ed eccoci qui a chiederci: ma al Comité andrà bene associare il buon nome dello Champagne a quello dell’ex di Stefania Nobile, finito agli arresti per un presunto giro di droga e prostituzione?

Gintoneria di Davide: Selvaggia Lucarelli denuncia clima violento e incassi sospetti Gintoneria di Davide: Selvaggia Lucarelli denuncia clima violento e incassi sospetti

Uno Champagne – si legge sul sito che lo mette in vendita – “realizzato con una lunga conservazione sui lieviti, periodicamente controllata e degustata” (ah, ma davvero?), “frutto di tre vendemmie, a base Meunier e Chardonnay con un dosaggio di zuccheri molto basso” (indicare quale sembrava un inutile tecnicismo), e realizzato “in poco più di mille bottiglie”. Ecco, l’unica speranza – nostra e probabilmente anche del Comité – è che siano effettivamente andate esaurite in fretta.

La posizione del Comité

Sull’argomento ci ha scritto il Comité Champagne: “La protezione della denominazione Champagne nel mondo, il suo pieno e completo riconoscimento e la lotta contro tutte le forme di contraffazione o di uso abusivo sono al centro dell’impegno quotidiano degli champenois. Grazie a questo incessante lavoro avviato più di 180 anni fa, oggi 130 Paesi riconoscono la denominazione Champagne. In questo contesto, abbiamo effettuato le necessarie verifiche. Le bottiglie menzionate nell’articolo sono state oggetto di un’unica vendita, realizzata alcuni anni fa, da parte di un elaboratore champenois e alla quale non sono più seguite altre transazioni”.