Lo avreste detto che noi italiani siamo fra i consumatori più sostenibili d’Europa, quando si tratta di cibo? Ce lo dice il Rapporto Coop 2024, pubblicato da poco, che evidenzia un bel primo posto tricolore sul podio europeo in termini di “Intenzione di acquisto di prodotti sostenibili/a basso impatto ambientale”. Vediamo cosa facciamo – o cosa pensiamo sia giusto fare – per meritarci questo primato.
Cosa rende un prodotto alimentare sostenibile (secondo noi italiani)
Fra il dire e il fare, c’è di mezzo il modo in cui scegliamo di cucinare, mangiare e fare la spesa. Ma i dati parlano chiaro: gli italiani sono tra i popoli più sostenibili in UE e a evidenziarlo è il Rapporto Coop 2024. Il benessere dell’ambiente riveste un ruolo “importante” nella quotidianità del 62% degli italiani e addirittura “centrale” per il 29% di noi. Un elemento che pesa, insomma, sulle abitudini di ogni giorno e sulle scelte di acquisto. Ma cosa vuol dire esattamente sostenibilità per gli abitanti dello Stivale? Il termine è ancora prevalentemente associato al benessere del pianeta; infatti il 28% del campione afferma che, per essere considerato sostenibile, un prodotto alimentare o una bevanda deve essere realizzato nel rispetto dell’ambiente.
Poco importante (5%), a quanto pare, se sia presente o meno un marchio biologico, disinteresse mostrato anche nella diapositiva incentrata sulle scelte di acquisto alimentari dei ragazzi indipendenti tra i 18 e i 35 anni. In quella stessa slide, avevamo visto che il Made in Italy nell’alimentare interessa poco alle generazioni più giovani; tracciamo un parallelo anche con la sostenibilità, dove notiamo che l’italianità/origine delle materie prime incide sulla definizione di un prodotto sostenibile solo per l’8%. Tirando le somme, le quattro macro-aree evidenziate sono, in ordine di importanza, sostenibilità ambientale, tracciabilità, sostenibilità sociale (tiriamo un sospiro di sollievo) e salute.
La questione carne
Dici sostenibilità, dici carne. E infatti alla domanda “Quali saranno secondo lei i principali effetti del cambiamento climatico sulle abitudini di consumo alimentare degli italiani?”, la risposta “Riduzione del consumo di alimenti ad alta intensità energetica (es. carne)” si becca un bel 45%. Se ci concentriamo solo sui giovani, poi, emergono dati interessanti. Il grafico arancione del report mette in risalto un 23% di ragazze e ragazze tra i 18 e i 35 anni che si riconosce nella dieta flexitariana (per intenderci, quella che cerca di evitare il più possibile le proteine di origine animale, ma senza escluderle del tutto). Scopriamo anche che l’82% dei giovani ha già adottato o non esclude di adottare una dieta prevalentemente vegetale. Potrebbe stupire un po’, allora, scoprire che i cuochi domestici in erba sono poco interessati alla provenienza degli alimenti da allevamenti che rispettano il benessere degli animali (fattore che pesa per il 14% nelle loro scelte di acquisto). Sembrerebbe che non sia l’etica a trainare la decisione di lasciare indietro carne & co.