Il prezzo del caffè è ai massimi storici: non è certo una novità, come potrà testimoniare un qualsiasi nostro lettore che ama il rito della colazione al bar, e sul banco degli imputati ci sono anche e soprattutto le difficoltà climatiche e logistiche. Cristina Scocchia, amministratore delegato di Illy, ha ad esempio puntato il dito sui problemi al canale di Suez e poi all’imperversare di siccità prima e gelo poi in Brasile, Paese responsabile del 70% delle forniture di caffè a livello globale. Ma c’è un altro indiziato: il Durian, il frutto più puzzolente al mondo.
Chiamatela “tempesta perfetta”, e difficilmente potrete sbagliarvi. Il raccolto brasiliano è stato mutilato, e il mondo ha dunque rivolto il proprio sguardo verso il Vietnam, principale produttore di Robusta. Anche da quelle parti, però, il meteo ha altri piani: peggiore siccità dell’ultimi decennio, e resa sempre più bassa. E poi c’è il durian, che va fortissimo in Cina. Gli agricoltori vietnamiti, comprensibilmente, hanno intenzione di approfittarne.
La “tempesta perfetta” del caffè, e le previsioni per il futuro
Al nostro protagonista è vietato l’ingresso sui trasporti pubblici in Thailandia, Giappone, Singapore e Hong Kong a causa del suo odore, ma in Cina suona tutt’altra musica. La quota di mercato del durian esportato dal Vietnam è raddoppiata tra il 2023 e il 2024, e secondo le stime più recenti un raccolto è in media cinque volte più redditizio di quello di caffè. A voi le conclusioni.
Gli agricoltori vietnamiti sostituiscono il caffè con il durian, e al mondo tocca trovare – nuovamente – altri produttori: Colombia, Etiopia, Perù e Uganda fanno del loro meglio, ma le loro produzioni complessive sono comunque insufficienti a soddisfare il mercato. Tempesta perfetta, dicevamo: clima, difficoltà logistiche, raccolti sempre più umili, scorte sempre più basse, frutti sempre più puzzolenti.
Attenzione, però. Pensare che all’aumento di prezzo del caffè corrisponda un aumento di qualità, o un pieno rispetto delle condizioni lavorative degli agricoltori, significa peccare di ingenuità. Felipe Barretto Croce, amministratore delegato di FAFCoffees in Brasile, è dell’idea che i rincari siano “principalmente dovuti ai costi inflazionistici in generale”; e non ha tutti i torti. a società di consulenza Allegra Strategies stima che i chicchi contribuiscano per meno del 10% al prezzo di una tazza di caffè. E il futuro?
L’imminente raccolto primaverile (reminder: siamo in Brasile) è cruciale. “Il punto focale è la pioggia” ha spiegato Croce. “Se dovesse cominciare a piovere a breve, le piante dovrebbero essere abbastanza sane e la fioritura dovrebbe essere buona.” Ma se le piogge dovessero attardarsi fino a ottobre, allora le previsioni sulla resa prenderanno a inabissarsi e le pressioni sul mercato innescheranno prezzi ancora più alti.