Sciocco io che pensavo d’essere andato al cinema per vedere Blade Runner 2049.
Cioè: poi ho visto Blade Runner 2049. Ma il vero evento è stato subito prima. Quando, d’un tratto, è iniziato un cortometraggio dal tenore hollywoodiano.
La storia, in breve: diciannovesimo secolo; c’è un tipo baffuto molto selvaggio e molto macho che su una musica molto eroica lascia la giovane principessa Elena per avventurarsi in un viaggio nei luoghi più remoti del mondo. La colonna sonora è epica, e la voce fuoricampo del baffuto sentenzia frasi scolpite nel mito:
— Ho vissuto cercando
— Ho trovato cose meravigliose
…
— Ho cercato la perfezione dell’anima nel silenzio
— Me stesso, nell’eterno
…
— Ma è nella notte che ho trovato la via per nuovi mondi
— L’ho seguita
— Trascinato dal vento
…
— Ho conosciuti genti delle più remote terre
— Amici
— Fratelli
— Eroi
Il tutto in un susseguirsi di immagini eroiche, un mix tra Highlander, Mission e El Secreto.
Poi dopo cinque minuti di peripezie il baffuto torna a casa, scopre che l’amata Elena s’è sposata con un altro e sull’altare ancora c’è una di lei lacrima. Lui la prende, va nel suo laboratorio –perché è uomo d’azione, ma anche scienziato– la distilla. E ottiene…
L’Amaro Montenegro.
Ora. Dico. Va bene.
Leggo sul web che il megaspot è ispirato alla storia di Stanislao Cobianchi, che visse una vita molto intensa “che lo porterà alla scoperta del sapore vero che, dal 1885, contraddistingue Amaro Montenegro”. D’accordo.
E non voglio nemmeno star qui a fare troppo sarcasmo.
Ma non posso esimermi dal riportare un dato di realtà: a fine romanza, la sala tutta è scoppiata a ridere.
Non so come siano andate le proiezioni di prova, quel che posso assicurare è che il pubblico di Blade Runner l’ha preso per uno spot comico.
Se era nelle intenzioni dell’agenzia, posso confermare: obiettivo raggiunto.
Giudicate voi stessi.