La terra brucia e si spacca per gli incendi e la siccità – ma il mare non se la passa meglio. Secondo l’Osservatorio meteorologico di Keraunos, il 24 luglio, la temperatura nel Mediterraneo ha raggiunto un picco di 30,7°C al largo della costa di Alistro, nella Corsica orientale; mentre il giorno successivo, nella baia di Villefrance-sur-Mer, un’idilliaca località balneare a pochi chilometri da Nizza, un ricercatore del locale laboratorio oceanografico ha registrato una temperatura di 29,2°C. Insomma, ancora un poco e potremo buttarci la pasta – tanto non ci sarebbe nemmeno bisogno di mettere il sale.
Scherzi a parte, la situazione nel Mar Mediterraneo è tutt’altro che divertente: le ondate di calore degli ultimi anni hanno infatti determinato eventi di mortalità di massa per 50 diverse specie marine, come coralli, alghe e naturalmente anche pesci; e considerando che il 2022 è stato (finora) di fatto l’anno più caldo di sempre, viene da pensare che la situazione non stia affatto accennando a migliorare. Inquietante notare, per di più, che tendenzialmente la temperatura del cosiddetto Mare Nostrum dovrebbe essere compresa tra i 21 e i 24 gradi centigradi in questo periodo dell’anno: si tratta di un’anomalia “Senza precedenti” secondo il ricercatore Jean-Pierre Gattuso, collegata naturalmente all’imperversare del caldo nell’Europa meridionale e occidentale.
La temperatura nell’atmosfera e la temperatura nell’oceano funzionano in tandem”, ha affermato a tal proposito l’oceanografa Carole Saout-Grit dell’istituto di ricerca del CNRS di Parigi. “Quando parliamo di riscaldamento globale, dobbiamo ricordare che il 90 percento del calore accumulato dall’era preindustriale è stato assorbito dall’oceano: nel caso di un accesso di calore nell’atmosfera, l’oceano cercherà di assorbirlo”. Una tempesta perfetta favorita dalla mancanza di vento: “Una raffica consentirebbe all’acqua in superficie di mescolarsi con l’acqua più fresca in basso” spiega ancora Saout-Grit “e la temperatura complessiva si abbasserebbe”.