Forse è un po’ prematuro parlare di psicosi a Roma a causa del Coronavirus in Cina, ma è certo che anche i ristoranti cinesi della capitale siano in crisi. E’ soprattutto il quartiere multietnico dell’Esquilino, patria della comunità cinese romana, a farne le spese. Come? Si va da chiacchiere di bar allarmate a notizie discusse nei posti di lavoro, fino ad arrivare a una certa diffidenza quando ci si avvicina a chi è di etnia cinese.
Nei negozi e parrucchieri di zona gestiti da cinesi, ci si guarda attorno preoccupati a ogni colpo di tosse. Non è ancora accaduto nulla di particolare, anche i parroci delle varie chiese dell’Esquilino dicono di non aver notato atteggiamenti insoliti verso i fedeli cinesi, tuttavia è innegabile che un po’ di inquietudine serpeggi sotto banco: sono state segnalate diverse disdette di prenotazioni ai ristoranti cinesi. Inoltre si guarda con un po’ di sospetto ai cinesi che indossano la mascherina (dimenticandosi che nei paesi orientali è una consuetudine abbastanza radicata quella di usare la mascherina in casi come questi).
Adesso si guarda con occhi attenti anche alle celebrazioni in calendario domenica 2 febbraio per quanto riguarda la parata del Drago a San Giovanni: sono previsti spettacoli tradizionali, dimostrazioni di arti marziali, attività culinarie e tanto altro, cosa che dovrebbe attirare parecchie persone visto che quest’anno si festeggia anche il cinquantennale dei rapporti Italia-Cina.
Non aiuta a tranquillizzare gli animi neanche la notizia della chiusura di un ristorante cinese in Piazza Vittorio: la polizia ha messo i sigilli al locale in quanto, durante un controllo, sono emersi gravi irregolarità: sporcizia, assenza di rispetto delle norme in merito alla sicurezza sui locali e cibo privo di tracciabilità e indicazioni d’origine. Il fatto che molta della merce che veniva servita ai clienti fosse sprovvista delle indicazioni di provenienza e produzione desta allarme, motivo per cui, secondo le norme vigenti, il cibo non tracciabile è stato distrutto. Stessa cosa, fra l’altro, accaduta qualche giorno fa con quel carico di carne suina proveniente dalla Cina, a rischio di peste suina e approdato a Padova: anche qui la carne è stata immediatamente distrutta.