Assobibe ha commissionato un’indagine a Nomisma in merito al consumo di bevande. I dati relativi a tale inchiesta sono stati presentati all’assemblea annuale dell’associazione e parlano chiaro: nel 2020, a causa dell’epidemia da Coronavirus, i consumi di bevande in Italia sono diminuiti dell’8,4%. Più precisamente, si parla del-8,4% per le bevande analcoliche e del -8,3% per le bevande alcoliche.
Si potrebbe facilmente pensare che, a causa del lockdown e del fatto che la maggior parte degli italiani sia rimasta bloccata in casa per diversi mesi l’anno scorso, si sia fatto un consumo maggiore di bevande, soprattutto quelle alcoliche (in effetti, dopo il lockdown, erano aumentati i casi di intossicazione alcolica fra gli adolescenti e, a inizio lockdown, i carrelli degli italiani erano pieni di vino e birra). Ma non è proprio così: la riduzione dei consumi fuori casa ha segnato un -35% rispetto al 2019.
Lo stesso settore Ho.Re.Ca. ha perso qualcosa come 34,4 miliardi di euro. A peggiorare la situazione, poi, c’è stata l’assenza dei turisti in Italia. A questo bisogna poi aggiungere i 7 milioni di lavoratori in smart working e la Dad, lo studio e la formazione a distanza per +11 milioni di italiani. Tutto questo ha ridotto drasticamente i consumi di bevande presso ristoranti e pubblici esercizi che, in un mese, hanno perso circa 250 milioni di euro.
Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, ha ricordato che, nonostante gli effetti della pandemia, le aziende hanno continuato a investire nell’innovazione e nella filiera. Adesso l’obiettivo è quello di rilanciare il mercato, sperando che non vengano imposte nuove tasse sul comparto alimentare: il Governo deve sostenere i consumi, non penalizzarli.
Dati similari arrivano, poi, anche da Federvini: l’associazione ha stimato per il 2020 un calo dei ricavi di 1,5 miliardi di euro.