Vi ricordate quando a fine luglio si parlava del calo del prezzo della frutta di stagione? Ecco, adesso Coldiretti lancia l’allarme opposto: aumenta il prezzo di frutta e verdure. Le cause sono tante, in primis il Coronavirus, ma anche il maltempo ci ha mezzo lo zampino.
Ma per i produttori c’è qualcuno che specula sulla cosa. Si parla di rincari che variano dal 3 al 120%, a volte così cari che anche i maggiori costi di produzione non riescono a giustificarli. Di sicuro uno dei motivi dell’aumento dei prezzi è il maltempo che ha distrutto i raccolti.
Secondo Coldiretti c’è poi anche da considerare l’inflazione, la quale ha inciso sul costo di frutta e verdura. A confermarlo è anche quanto accaduto in Piemonte: è stato registrato un aumento medio dei prezzi dell’8% con picchi del 20% su frutta come albicocche, nettarine e pesche, mentre le ciliegie si sono accontentate di un +10%.
Per capire meglio quale sia stata la reale entità dell’aumento dei costi, basta confrontare i listini prezzi del centro agro alimentare di Torino. Questi alcuni prezzi:
- albicocche: agosto 2019, 1.10 euro/kg vs agosto 2020, 2.40 euro/kg
- pesche saturnine: agosto 2019, 1.30 euro/kg vs agosto 2020, 1.60 euro/kg
- meloni retati: agosto 2019, 0.75 euro/kg vs agosto 2020, 1.15 euro/kg
- ciliegie duroni: luglio 2019, 3.25 euro/kg vs 4.30 euro/kg
Senza parlare delle pesche gialle, aumentate di 10 centesimi (+10%), idem per l’uva bianca da tavola. Le nettarine, invece, sono aumentate del 15% e costano anche 2 euro/kg. Pure le susine gocce d’oro costano 10 centesimi in più al kg.
E la verdura? I rincari non sono stati così alti, ma comunque ci sono stati. Per esempio le melanzane hanno segnato un +30%, passando da 60 a 80 centesimi, mentre le carote a mazzi sono scese da 1.40 a 1.20, i fagiolini da 2.50 a 2.20 e i pomodori ciliegini da 1.90 a 1.40 euro.
Secondo Fabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino, il clima e le grandinate hanno sicuramente influenzato l’andamento dei prezzi, ma, come segnalato già in precedenza, sin dal lockdown sono stati segnalate speculazioni di vario tipo. Questo a fronte del fatto che i lavoratori agricoli già da anni lavorano sotto i costi di produzione.
Le aziende, poi, parlano anche di aumenti ingiustificati legati ai prezzi stabiliti all’ingrosso: nella GDO un mese fa le pesche costavano 1.50 euro, adesso 1.80, mentre le mele sono salite d 1.60 a 2.10 euro. Tutti costi maggiori che non solo pesano sulle famiglie, ma che non vanno neanche sul conto dei produttori.