I dati di Confesercenti non lasciano adito a dubbi: a causa del Coronavirus sono a rischio chiusura 90mila fra bar, ristoranti, B&B e negozi. Ma non solo: sempre per via della pandemia da Covid-19, sono circa 20mila le attività che non sono riuscite ad aprire quest’anno.
Inoltre, chi è riuscito a riaprire, è continuamente messo sotto pressione dalla possibilità di nuovi contagi e chiusure.
Tutto ciò si configura come una situazione drammatica per il lavoro autonomo che avrà, però, anche gravi conseguenze sul lavoro dipendente. Le attività che hanno deciso di rimanere aperte e provare a resistere, infatti, si trovano nella condizione di dover ridurre il personale.
Antonello Oliva, responsabile dell’Ufficio Economico di Confesercenti, ha spiegato che il problema principale è la mancanza di nuove aperture. Per aprire un’attività bisogna investire una serie di risorse con una valutazione di prospettiva di 1-2 anni. Tuttavia la crisi economica in cui stiamo vivendo, mette un freno a qualsiasi tipo di investimento.
Per bar e ristoranti la situazione è ancora peggiore in quanto l’investimento è più oneroso. Accanto alle mancate aperture, poi, ci sono le imprese avviate che rischiano di chiudere perché gli affari non ripartono. Anche qui il problema è l’incertezza. Durante il lockdown c’è stato un risparmio forzoso: i negozi erano chiusi e la gente stava a casa.
Quando tutto è stato riaperto, però, le spese sono state graduali in quanto non si sa bene cosa succederà nel corso dei prossimi mesi. C’è incertezza sia per i consumatori che per i piccoli imprenditori. Particolarmente grave la situazione per gli imprenditori over 50: fanno più fatica a scegliere di chiudere l’attività, quindi cercano di resistere stringendo la cinghia perché sanno di non avere alternative sul mercato.