Ricordate gli speakeasy, i bar clandestini dei tempi del proibizionismo? Ovviamente no, per motivi geografici e storici: a Milano e in Italia il divieto di alcol in sé e per sé, follia americana degli anni ’20 del Novecento, non c’è mai stato. Però tutti sappiamo di cosa si parla: locali nascosti, spesso nei seminterrati, ai quali si accede con parola d’ordine, e all’interno dei quali tutto o quasi è permesso. Ecco, in tempi di Coronavirus, quella moda sembra ritornare: con una differenza fondamentale, che mentre contravvenendo al divieto di bere alcolici non si faceva male a nessuno, tranne che al limite al proprio fegato, qui si dà un bell’aiuto alla circolazione di un virus che di aiuti proprio non avrebbe bisogno.
L’ultimo trend della movida milanese è stato scoperto dal Corriere della Sera, che ha scovato in zona Isola un bar che sembra uscito da un film. Saracinesca abbassata, insegna che sembra quella di una libreria, parola d’ordine per entrare (che cambia ogni settimana), locale al piano inferiore. All’interno il bar, in funzione fino a tarda notte in violazione di tutte le norme anti Covid-19 di qualsiasi zona e colore, e numerosi avventori, ovviamente senza mascherina. Come in una serie di gironi infernali, al piano ancora inferiore una bisca. L’articolo del giornale riporta che simili speakeasy ci sono in zona Ripamonti e uno a Città Studi. Mentre anche senza tutta questa organizzazione, comunque sono numerosi i locali che adottano stratagemmi per ospitare clienti fingendo di essere chiusi: in via Borsieri, all’inizio di via Farini, in via Marcona, in corso Sempione, in via Calvi, viale Elvezia, via Petrarca. E nelle settimane passate varie inchieste giornalistiche avevano portato alla luce una simile situazione nei ristoranti.