Il Corno d’Africa continua a sanguinare, stretto dalle fauci della siccità. Anni di piogge insufficienti in Kenya, Somalia ed Etiopia hanno di fatto determinato la peggiore crisi idrica degli ultimi 40 anni, innescando condizioni che – stando ai rapporti dei gruppi umanitari – sono spaventosamente vicine a quelle della carestia. Più precisamente, secondo quanto rilevato dal Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp) dell’Onu, il numero di persone a rischio fame dell’area geografica in questione è ormai salito a 22 milioni – persone piegate da quattro stagioni di mancate precipitazioni che hanno ucciso milioni di capi di bestiame, distrutto i già magri raccolti e costretto milioni ad abbandonare le proprie abitazioni in cerca di cibo e acqua.
Per fornirvi un poco di contesto, vi ricordiamo che all’inizio del 2022 Pam aveva avvertito che già 13 milioni di persone nel Corno d’Africa soffrivano per la fame: dopo essersi rivolti ai donatori per ricevere aiuti e fondi in modo da rispondere a quella che – già allora – era una crisi profonda, gli sforzi dei gruppi umanitari hanno finito per scontrarsi con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che ha stornato l’attenzione (e gli aiuti) internazionale dal disastro africano. Guerra che, come ormai siamo sicuri avrete imparato a memoria, ha a sua volta determinato un aumento alle stelle dei prezzi globali di cibo e carburante, rendendo ancora più costosa la consegna di derrate alimentari o aiuti.