Son tempi difficili. Anche le certezze paiono sciogliersi come sorbetto al sole.
Prendete il cornetto, per dire. Il “cuore di panna”, avete presente?
Beh, già in generale si dovrebbe dire “cuore di palma” visto che più che panna ci sono grassi vegetali, ma adesso nemmeno più quella poca: è uscito infatti il Cornetto Veggy, con “tutta la cremosità del gelato alla soia”.
Quando l’ho saputo, ho pensato: mannaggia ai vegani che si appropriano delle icone degli onnivori.
Niente di male a fare un gelato vegano, naturalmente, ma non chiamatelo più Cornetto, chiamatelo –chessò– Soietto.
Così come mi innervosiscono le tante altre appropriazioni linguistiche indebite: l’hamburger di soia, l’hot dog di tofu, la coratella di seitan.
Poi, però, mi son calmato. E mi son reso conto che a ben pensarci abbiam cominciato noi onnivori a rubare le parole.
Vogliamo parlare del termine “insalata”? Ora, insalata non si presta a nessuna ambiguità. L’insalata è insalata, più vegetale di così. Quasi l’essenza della vegetalità.
Eppure l’abbiamo violentata. Volete sapere di cosa, noi onnivori, riusciamo a fare l’insalata?
Di carne cruda;
Di nervetti;
Di pollo;
Di coniglio;
Di aragosta;
Di mare;
…
Mi fermo perché potrei andare avanti all’infinito.
Cosa posso dunque pretendere io, che faccio parte di una categoria che mangia insalata, sì, ma di trippa?
Amici vegani, avete ragione: abbiamo cominciato noi. Se volete chiamare una fetta di truciolato “fiorentina di ceci” fate pure.
Non spetta certo a noi che mangiamo l’insalata di sfilacci di cavallo farvi la morale.