Lo spettro della crisi alimentare si è palesato anche in Corea del Nord: stando alle ultime rilevazioni dei servizi di Intelligence statunitensi, infatti, Pyongyang ha la necessità di trovare circa 860 mila tonnellate di cibo per colmare le mancanze e allontanare definitivamente (o forse solo per un altro po’) la paura della fame. Una situazione d’emergenza che, in realtà, è in un certo senso slegata da quella che sta attraversando il resto del mondo, e che invece è verosimilmente causata dall’imperversare della pandemia da Covid-19, che ha portato le autorità locali (o l’autorità locale) ad adottare uno stretto lockdown nazionale.
Ricordiamo infatti che la Corea del Nord è di fatto rimasta sigillata dall’estero fin dai primi mesi del 2020 come misura cautelare per allontanare il rischio di contagio, e che solamente nel corso dell’ultimo mese ha di fatto ammesso la circolazione del Covid – facendo per l’appunto entrare in gioco il lockdown nazionale. Stando al World Factbook della Cia il Paese necessita di beni alimentari equivalenti a due o tre mesi di consumo per coprire il gap.
“A causa del basso consumo di cibo, della scarsa diversità nella dieta e dei rovesci economici, un’ampia porzione della popolazione soffre” si legge nel report a stelle e strisce. “Le ristrettezze economiche, in particolare causate dall’impatto globale del Covid-19, hanno accresciuto la vulnerabilità della popolazione per l’insicurezza alimentare. Se questo gap non verrà adeguatamente colmato attraverso importazioni commerciali e/o da aiuti alimentari, le famiglie potrebbero dover affrontare un periodo duro”.