Cookiegate: negli USA la shrinkflation degli Oreo sta diventando un caso nazionale

I biscotti Oreo sono stati accusati di shrinkflation: i consumatori sono convinti che la quantità di crema all'interno sia diminuita.

Cookiegate: negli USA la shrinkflation degli Oreo sta diventando un caso nazionale

Fermi tutti – cos’è la shrinkflation? Semplice: si tratta di una pratica – ormai sempre più comune – che fondamentalmente consiste nel ridurre la quantità di un dato prodotto all’interno della sua confezione in modo tale da risparmiare sui costi di produzione e, di conseguenza, non fare aumentare eccessivamente i prezzi. Immaginatevi un pacchetto di patatine con dieci patatine in meno, tanto per intenderci; o alle lattine con il fondo più “scavato”.

Un fenomeno sempre più comune, dicevamo, specialmente di questi tempi; tant’è che in Francia Carrefour ha deciso di contrassegnare con un apposito bollino i prodotti più afflitti. Ecco, questa introduzione ci serve per parlare del cosiddetto Cookiegate, ossia del fenomeno della shrinkflation applicato ai biscotti Oreo, che in quel d’Oltreoceano sta diventando un caso nazionale.

Oreo e shrinkflation: l’ultima polemica negli USA

oreo ammoniaca

Come sovente capita in casi come questi, a innescare il fuoco dell’indignazione è stata la segnalazione di un consumatore; il signor Shane Ransonet, residente in Louisiana, che ha contattato il Wall Street Journal per raccontare della sua cocente delusione – un pacchetto di Oreo dove ogni biscotto era unito da una umilissima macchia di crema.

Shrinkflation: come si nasconde l’aumento dei prezzi con dieci patatine in meno nel sacchetto Shrinkflation: come si nasconde l’aumento dei prezzi con dieci patatine in meno nel sacchetto

Il metodo scientifico ci insegna che una rondine non fa primavera, e dunque Ransonet ha deciso di effettuare la prova del nove acquistando una confezione di Double Stuf Oreo (ossia quelli con farcitura doppia), salvo poi riconoscere l’aspetto familiare dei biscotti in formato normale.

Il Wall Street Journal decide di dare spazio alla storia, che acquista risonanza virale (come sovente accade quando si trattano argomenti che parlano alla pancia della gente, in tutti i sensi) e rende necessario un intervento della Mondelez, produttore di Oreo, che ha ammesso di avere provato una serie di strategie per compensare l’aumento dei costi di cacao e zucchero, ma di non avere mai lesinato sul ripieno in crema.

“Ci daremmo la zappa sui piedi se iniziassimo a giocare con la qualità”, ha spiegato al Journal Dirk Van de Put, CEO di Mondelez. Una risposta asettica che non ha convinto il pubblico: i social media, affollatissima vetrina di internet, sono stati invasi da foto, video e paragoni tra i “nuovi” Oreo e quelli “vecchi”, e la sentenza è giunta rapida e inappellabile – si tratta di shrinkflation.

“C’è molta meno crema!” ha commentato un utente. “L’azienda dovrebbe essere multata per pubblicità ingannevole. La foto della confezione non ha più alcuna somiglianza con il prodotto all’interno”; “È già abbastanza grave che tutte queste aziende aumentino i prezzi molto al di sopra dei loro costi di produzione e diano la colpa all’inflazione, ma ora ci vendono ancora meno per lo stesso prezzo” protesta un altro; “Che fregatura!” tuona un terzo, “Non comprerò più un Oreo finché non torneranno come prima.