Si sa che a stare in casa (ad annoiarsi ma non solo) viene più fame. Vuoi non mangiare un panino mentre leggi un libro, o bere una birra mentre si guarda la partita? Si spiega facilmente, dunque, il motivo per cui la spesa alimentare degli italiani è stata di 160 miliardi di euro, traducibili in un aumento dell’1,9% nel 2020, primo anno di Covid, rispetto all’anno precedente.
A dirlo è un rapporto redatto dall’Osservatorio del mondo agricolo, nel quale emerge che il 75,8% degli italiani ha fiducia che la filiera, anche nei periodi di emergenza più nera, assicurerà i necessari approvvigionamenti di prodotti alimentari. E bisogna anche sottolineare che gli italiani (o quasi tutti) sono responsabili: l’83,1% quando sceglie cosa mangiare è attento all’impatto sulla salute, mentre il 93,5% riutilizza il cibo che avanza da pranzi e cene, in una logica di riduzione degli sprechi, e l’80,5% acquista prodotti alimentari a chilometro zero.
Insomma, c’è poco da fare: per gli abitanti dello Stivale il buon cibo rimane ancora una priorità, e per molti (il 61,8%, per l’esattezza) si collega anche alle esperienze di viaggio e convivialità. “Il buon cibo è stato uno dei beni rifugio del periodo pandemico e gli italiani mai sono rimasti senza la spesa che desideravano” ha commentato Giuseppe De Rita, presidente Censis. “La filiera del cibo, a cominciare dal mondo agricolo, conserverà nella ripartenza un ruolo da protagonista di economia e società italiana”.