Mentre oggi apprendiamo che tutta l’Eurozona è entrata in una fase di leggera recessione, ecco che Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha commentato i dati relativi ai consumi alimentari appena rivelati dall’Istat. Ebbene: i consumi alimentari in Italia segnano un calo del -5,7%, dato che costituisce un pessimo segnale in quanto accompagnato anche da un aumento delle disuguaglianze.
Consumi alimentari e vendite in calo in Italia
A spiegare la situazione è stato Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. Scordamaglia ha analizzato i dati diffusi da pochissimo dall’Istat. Riferendosi soprattutto ai consumi alimentari, per Scordamaglia tali dati riflettono pessimi segnali per quanto concerne le vendite alimentari in Italia. Il commercio interno dei beni alimentari ad aprile ha segnato un’ulteriore riduzione del 5,7% rispetto agli stessi dati del mese di aprile dello scorso anno. In effetti basta anche fare un giro nei supermercati e dare un’occhiata ai carrelli della spesa per constatare che gli italiani comprano il minimo indispensabile.
Scordamaglia è stato chiaro: “Mai così accentuato il calo di acquisiti di beni alimentari essenziali”. Inoltre questi ultimi dati dell’Istat non fanno altro che confermare il trend registrato durante il primo trimestre del 2023: il calo qui era stato fra il -4,4% e il -4,7%. Dunque tale riduzione si sta accentuando.
Scordamaglia ha poi continuato ricordando che, oltre al calo dei consumi alimentari dei beni essenziali, si configura sempre di più anche una “accentuata disuguaglianza fra famiglie”. In particolar modo le famiglie meno abbienti non riescono più a garantirsi una dieta salubre ed equilibrata in quanto, a causa dei rincari e dei prezzi sempre più alti dei beni alimentari, ecco che sono costrette a rinunciare a comprare beni essenziali come la frutta, la verdura, il pesce o la carne.
Inoltre queste famiglie sono anche costrette a ripiegare su prodotti importati da Paesi terzi, prodotti con livelli di qualità e sicurezza inferiori ai nostrani.
Il consigliere delegato ha poi concluso la sua analisi ribadendo che questo calo continuo dei consumi desta ancora più preoccupazioni in un momento in cui anche le esportazioni tendono a calare. I costi di produzione, poi, non accennano minimamente a calare e, anzi, sono ulteriormente aumentati a causa anche dei fenomeni climatici estremi che stanno mettendo a serio rischio tutta la filiera agroalimentare italiana.
Curiosamente, solo a inizio mese, ecco che un’altra indagine invece sosteneva che gli italiani stessero mangiando più sano e bevendo meno vino, forse sempre per colpa dell’inflazione e dei rincari. Dunque qual è la verità? I rincari e l’inflazione ci fanno mangiare più sano o meno sano?