Confagricoltura contro la scelta del Parlamento europeo di modificare la norma che riguarda il divieto di utilizzare le stesse denominazioni di vendita delle carni per la commercializzazione di alimenti vegetariani e vegani. Insomma, il messaggio pare abbastanza chiaro: la carne vegetale non è carne e, secondo l’associazione degli agricoltori, non va venduta come tale altrimenti si rischia di confondere i consumatori.
Il divieto è stato sancito da un emendamento, il n. 165, approvato dalla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo nell’aprile 2019 con il parere sulla modifica del regolamento 1308/2013 sull’Organizzazione Comune dei Mercati agricoli.
L’emendamento – si legge nel comunicato stampa – era stato fortemente sostenuto da Confagricoltura, perché evita che il consumatore sia confuso, al momento dell’acquisto, da nomi e pubblicità ingannevoli.
“Quando acquistiamo cibo, in questo caso carne – afferma Confagricoltura – dobbiamo essere certi di comprare ciò che risponde realmente alle nostre esigenze, affidandoci a informazioni corrette sulle caratteristiche del prodotto. Pubblicità accattivanti e precise strategie di marketing, utilizzano sovente le stesse denominazioni di vendita delle carni (salame, cotoletta, bistecca, wurstel, hamburger, bresaola, etc.) per la commercializzazione di alimenti a base di proteine vegetali, presentando questi prodotti come del tutto simili a quelli di origine animale”.
Ogni prodotto alimentare ha le sue proprietà e caratteristiche nutrizionali che dipendono dal tipo di ingredienti utilizzati. Per questo motivo, ad avviso di Confagricoltura, l’uso dello stesso termine per denominare prodotti appartenenti a categorie alimentari diverse deve essere evitato, al fine di poter permettere una corretta valutazione al momento dell’acquisto e garantire la piena trasparenza nei confronti dei consumatori.
L’invito di Confagricoltura agli europarlamentari – conclude il comunicato – è quindi di confermare l’emendamento originale, come adottato ad aprile 2019, senza compromessi, perché non si può derogare al diritto dei consumatori di ricevere informazioni chiare e trasparenti sulle caratteristiche e gli aspetti nutrizionali dei prodotti che acquistano.