Condannati i due ristoratori che usarono Antonino Cannavacciuolo per promuovere il loro menu

Manifesti e camion a vela con il volto di Antonino Cannavacciuolo, senza chiedere a nessuno il permesso. E tra i condannati c'è anche una vecchia conoscenza dello chef.

Condannati i due ristoratori che usarono Antonino Cannavacciuolo per promuovere il loro menu

“Mai vista l’aula così piena”, aveva commentato il giudice del Tribunale di Ravenna dopo avere ascoltato le dichiarazioni di Antonino Cannavacciuolo. Ora la sentenza finale: i coniugi che avevano utilizzato nome e volto dello chef campano per promuovere l’apertura del proprio locale sono stati condannati.

Un piccolo riassunto è d’obbligo. La vicenda fu innescata da una denuncia sporta dallo stesso Cannavacciuolo nel settembre del 2018, quando apprese che tre individui (tra cui i coniugi di cui sopra) stavano utilizzando la sua figura e volto – marchi registrati, com’è ovvio; per il cui utilizzo non è mai stato chiesto il permesso – per promuovere un ristorante-pizzeria di Marina di Ravenna.

La condanna

La sentenza del giudice

Il dado è tratto, dunque. I due sono stati condannati dal Tribunale di Ravenna a quattro mesi e tremila euro di multa per uso in concorso di marchio registrato. Il “terzo incomodo”, per così dire, è invece stato assolto “per non avere commesso il fatto”: stando a quanto lasciato trapelare, l’uomo amministrava la società di Brescia che si era occupata della gestione del locale diventato pietra dello scandalo.

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L’accusa, dicevamo, è stata più che eloquente. Tra settembre e dicembre i tre avrebbero impiegato manifesti pubblicitari e un camion vela facendo bella mostra della figura e del volto di chef Cannavacciuolo, senza tuttavia ricevere il doveroso permesso da parte di quest’ultimo o dal suo gruppo.

Agli inizi di ottobre 2024, chiamato a testimoniare al Tribunale di Ravenna, lo chef campano era stato lapidario: “C’era un tizio che si faceva pubblicità con il mio nome”, aveva spiegato. “Ho quasi sei milioni di persone che mi seguono, mi mandarono un po’ di foto”. Poi la denuncia ai carabinieri e l’iter giudiziario ora terminato con la sentenza. Ma non è tutto: tra i condannati c’è una vecchia conoscenza di Cannavacciuolo.

Siamo nel 2016, e Cucine da Incubo approda a Mantova. Nel ristorante protagonista della puntata lavora una cameriera: la “lei” dei coniugi di cui sopra, tanto per intenderci. Lo chef si occupa, come di consueto, di organizzare un restyling del menu; e quest’ultimo, otto anni più tardi, viaggia da Mantova fino a Marina di Ravenna.

L’ormai ex cameriera aveva pensato bene di fare tesoro dell’esperienza passata e di “traslocare” al mare portando con sé le idee dello chef. “Ma non poteva usare la mia immagine se non in quel contesto”, ha spiegato infine il giudice di casa MasterChef.