Prima che mettiate mano alla tastiera con commenti indignati sull’eccesso di creatività nella birra artigianale, sappiate che quella di aggiungere ingredienti ittici alla birra è una tradizione secolare. Risale all’ottocento, e la capostipite è la oyster stout, birra scura con aggiunta -l’avrete intuito- di ostriche in fase di bollitura. La leggenda narra che, essendo i saporiti bivalvi uno snack poverissimo e popolare nei pub, a qualche birraio venne in mente di usare le conchiglie per aiutare la filtrazione del mosto, e da lì a usare l’intero frutto il passo è stato breve, e la golosità italiana e la creatività del nostro movimento hanno poi portato a versioni con cozze, telline e aragoste. A quanto pare questa creatività non solo non si è esaurita, ma si sta mettendo al servizio della sostenibilità e viene per questo riconosciuta: una birra al granchio blu, infatti, si aggiudica la diciottesima edizione dell’Oscar Green veneto di Coldiretti, sbaragliando la concorrenza di una cinquantina di finalisti.
Alessia Parisatto, l’ideatrice della birra al granchio blu
Padovana di ventisei anni, Alessia Parisatto è laureata in scienze e tecnologie agrarie ed è l’anima dietro l’Azienda Agricole Terre Laviche di Baone dove, tra le altre cose, produce anche cereali e luppoli destinati alla produzione della sua birra agricola, col marchio Valle del Masero.
Partendo quindi dalla tradizione birraria inglese ha trovato il modo di trasformare una specie aliena invasiva come il granchio blu in una risorsa, intuizione che le ha permesso di aggiudicarsi il premio e incassare le lodi della consigliera regionale Elisa Cavinato: “Trasformare una minaccia per l’ecosistema, come il granchio blu, in uno spunto per una birra di qualità è un indubbio merito. Sapere poi che quest’idea proviene da una ragazza di soli 26 anni, che vive e lavora nella nostra regione, mi riempie di orgoglio e felicità”.
La concorrenza
A guardare la lista delle idee che si sono guadagnate la finale di questo premio per l’innovazione agricola, c’è di che nutrire speranze per il futuro. C’è chi ha trovato nuovi modi per riutilizzare il siero del latte, chi produce vino carbon free e chi “caviale” vegetale. Un fiorire di idee di cui anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia è entusiasta: «Se l’agricoltura ha un futuro è perché ci sono i giovani che portano innovazione, ma anche sostenibilità e salubrità alimentare. I ragazzi sono i nostri gioielli, parliamo bene di loro, perché l’agricoltura giovane cresce a due cifre. Sono loro il futuro dell’agricoltura, se ci fosse questo fermento anche in altri settori si starebbe meglio. La vita ci offre un sacco di opportunità, a volte siamo noi che non le vediamo».