Come Over October: la campagna di chi si preoccupa che beviamo troppo poco

Non solo allarmi anti-alcool: per alcuni il consumo di vino è convivialità e cultura. Nasce negli USA "Come Over October", un movimento per riscoprire la socialità intorno a un calice.

Come Over October: la campagna di chi si preoccupa che beviamo troppo poco

Con un po’ di ricerca si potrebbe passare tranquillamente un anno intero di privazioni, seguendo tutti i mesi “no” pensati per far provare al grande pubblico stili di vita alternativi in nome di supposti benefici per la salute, soprattutto nell’autunno/inverno. Durante il “veganuary” anche gli onnivori dovrebbero approfittare per astenersi dal consumo di carne, durante il “no nut november” si dovrebbero passare tutti i giorni evitando l’onanismo e, anche se iniziato da qualche giorno, potreste farvi coinvolgere dal “sober october”, un’occasione per chi vuole limitare il consumo di alcool.

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Per alcuni però -pur consci che l’abuso di bevande alcoliche è un problema- questo tipo di comunicazione eccessivamente negativa nuoce a chi vede ancora in una bottiglia vino un’occasione conviviale e di apprezzamento per tutta la cultura di cui questa bevanda è simbolo. Nasce quindi il “Come Over October”, un mese per celebrare e promuovere un consumo consapevole del nettare di Bacco.

Riunirsi intorno a un calice di vino

La giornalista Karen MacNeil tra le fondatrici di “Come Over October”

L’iniziativa è partita dalla giornalista enologica statunitense Karen MacNeil, insieme ai co-fondatori Gino Colangelo e Kimberly Charles, anche loro professionisti nella comunicazione di settore, tutti e tre turbati dalla preoccupante escalation di toni con cui i media stavano rappresentando il consumo di alcool. “Produttori, commercianti e imprenditori del mondo del vino hanno sempre temuto il clima -troppo caldo, troppo freddo, troppo umido, troppo secco- poi le condizioni di mercato e poi la perenne competizione – della marijuana, dei ready to drink, dei cocktail- e tutto ciò fa parte del gioco”, spiega Colangelo: “ma la narrativa anti-vino che si sta costruendo sulla stampa, per me, sembrava più esistenziale. E poi leggiamo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che dice che non c’è un livello sicuro di consumo di alcool”. Decidono quindi di mettere a frutto le loro abilità per proporre una nuova narrativa, incoraggiando le persone a riunirsi e conversare intorno a un calice di vino nel mese di ottobre, nella speranza di ricordare come questo rituale possa riunire le persone, offrendo rimedio alla solitudine.

Da due bicchieri al giorno a due alla settimana

alcolici vino

Tutto questo in un periodo storico in cui le dosi raccomandate di alcool stanno vedendo riviste, significativamente al ribasso. Dopo le perentorie raccomandazioni dell’OMS, già una nazione come il Canada ha già modificato le proprie linee guide scendendo da 1-2 bicchieri al giorno alla stessa quantità ma alla settimana e, stando a uno studio finanziato dagli stessi Colangelo e soci, due terzi dei bevitori di età tra i 21 e 39 anni, ridurrebbero i loro consumi se gli Stati Uniti facessero altrettanto. Una prospettiva che, evidentemente, non piace a molti attori del mercato del vino USA: già colossi come Total Wine, J.Lohr, Joseph Phelps, Constellation, Southern Glazer’s, Gallo e Jackson Family Wines hanno espresso il loro supporto per l’iniziativa, e testate come Wine Enthusiast, SommJournal, Tasting Panel e VinePair hanno donato cinquantamila dollari in spazi pubblicitari a “Come Over October”.