Come le confezioni degli alimenti ci riempiono di sostanze chimiche, e più di quanto pensassimo

Un recente studio ha rivelato che nell'organismo umano sono presenti ben 3601 sostanze chimiche potenzialmente pericolose. Perché fanno male e cosa farà la politica per tutelare la nostra salute?

Come le confezioni degli alimenti ci riempiono di sostanze chimiche, e più di quanto pensassimo

A inizio settimana la rivista scientifica Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology ha pubblicato un inquietante (ma non troppo sorprendente) articolo sulla presenza nel corpo umano di sostanze chimiche potenzialmente pericolose derivanti dagli imballaggi alimentari. In totale, gli elementi chimici noti a contatti con gli alimenti ammontano a 14.402, di cui il 25% è stato trovato nel nostro organismo, per un totale di ben 3601 sostanze chimiche. Vediamo insieme perché sono pericolosi e cosa si sta facendo per tutelarci dal loro impatto.

Brevissimo glossario degli acronimi

Per alleggerire la lettura e la comprensione, riportiamo giusto qualche acronimo utilizzato dai ricercatori e da noi nei paragrafi a venire:

  • FCC: Food Contact Chemicals, ovvero le sostanze chimiche a contatto con gli alimenti.
  • FCA: Food Contact Article, ovvero prodotti a contatto con alimenti. Non solo imballaggi, ma anche attrezzature da cucina e stoviglie.
  • CMR: sostanze Cancerogene, Mutogene e/o Reprotossiche. Cancerogene vuol dire in grado di provocare il cancro, mutogene significa capaci di mutare il materiale genetico e reprotossiche indica la possibilità di interferire con la riproduzione umana (ad esempio causando infertilità).
  • BPA: bisfenolo A, sostanza chimica usata per produrre materiali come plastica e altre resine.

Lo studio

Bisfenolo A

Lo studio, accessibile gratuitamente online a partire dal 17 settembre scorso, è intitolato Evidence for widespread human exposure to food contact chemicals, ovvero “Prova dell’ampia esposizione degli esseri umani alle sostanze chimiche a contatto con gli alimenti”. Grazie all’analisi di campioni di diversa natura (tra cui sangue, urina e capelli), i ricercatori hanno riscontrato la presenza di 3601 FCC nel corpo umano, su un totale di oltre 14.000 finora noti. Questi si trovano in svariati FCA, attraverso i quali passano negli alimenti che, una volta ingeriti, immettono le sostanze nel nostro organismo. Dove sta il problema? Lo immaginerete già: molte di queste sostanze rientrano nella categoria CMR, e sono quindi potenzialmente cancerogene, mutogene e/o reprotossiche. Qualche esempio di questi elementi? Gli ftalati, potenzialmente nocivi per il sistema endocrino e riproduttivo, e il BPA, che potrebbe influire anche sul funzionamento di fegato e reni.

Un test mette sotto accusa il tonno in scatola: è pieno di Bisfenolo A (ma qualche marchio si salva) Un test mette sotto accusa il tonno in scatola: è pieno di Bisfenolo A (ma qualche marchio si salva)

Lo scopo dello studio, oltre all’ovvia individuazione dei materiali, era mettere a disposizione di chiunque un database chiamato FCChumon, consultabile da cittadini, aziende e istituzioni al fine di creare e utilizzare imballaggi più sicuri. La banca dati si aggiunge a un’altra precedentemente creata, la FCCmigex, allo scopo ultimo di fornire uno strumento il più completo possibile. Gli stessi ricercatori, nelle conclusioni dell’articolo, invitano a un utilizzo il più ridotto possibile di queste sostanze.

La risposta delle istituzioni

Plastica

Diciamo risposta, ma in realtà è solo una coincidenza, perlomeno in relazione a questo studio nello specifico. Già lo scorso giugno, a seguito di una valutazione da parte dell’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), la Commissione europea aveva annunciato la proposta di vietare l’uso del BPA negli imballaggi alimentari, divieto la cui entrata in vigore è prevista per la fine del 2024. Già nel 2011 il suo utilizzo era stato bandito in UE per la produzione dei biberon.

Fonte: Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology
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