Nel Regno Unito la birra Moretti va fortissimo. E badate bene, non lo diciamo (solo) noi, ma anche e soprattutto i numeri: i dati della società di analisi e consulenza CGA indicano infatti che la vendite alla spina del marchio italiano sono cresciute, nel corso degli ultimi tre mesi, fino a sfiorare l’aumento in doppia cifra (+9,6%, a essere ben precisi). Il risultato? Quest’estate la birra Moretti è (stata) la lager alla spina più bevuta tra i sudditi di Re Carlo. Ma perché?
Come spesso accade, quando si osservano fluttuazioni di questo tipo, le motivazioni sono molteplici (a meno che non si tratti del caso della Bud Light: quello è stato un harakiri mediatico-politico che tuttora stanno pagando): da un banale mors tua vita mea alla ricerca di marchi nuovi, passando anche per una martellante campagna di comunicazione. Diamoci un’occhiata.
I motivi dietro il successo della birra Moretti nel Regno Unito
Partiamo con il prendere in esame le parole di Veronica Sica, direttrice della business unit Heineken UK: “Negli ultimi anni, le lager mediterranee, in particolare quelle provenienti dall’Italia e dalla Spagna, hanno riscosso un enorme successo nel settore horeca” ha spiegato ai colleghi di the drink business.
“In parte ciò è dovuto al fatto che i consumatori sono alla ricerca di marchi nuovi, eccitanti e di grande gusto” ha continuato, “ma anche alla tendenza a bere meno ma meglio, per cui possiamo vedere come la categoria della birra stia subendo un’ulteriore premiumizzazione”. Premiumizzazione, già: ma com’è successo, nel caso della Moretti alla spina?
Il merito è anche e soprattutto della “mamma”, per così dire. Il Gruppo Heineken, nelle cui tasche si trova per l’appunto il marchio del “baffo”, ha infatti recentemente avviato in Gran Bretagna una campagna di comunicazione su scala nazionale con l’obiettivo di supportare il posizionamento in fascia premium della birra Moretti. Le novità, però, non si esauriscono qui.
L’azienda ha contestualmente lanciato la “Sale di Mare“, variante non filtrata e arricchita con un pizzico di sale marino, in un tentativo di intercettare quella voglia di “marchi nuovi, eccitanti e di grande gusto” già citata da Sica. E per il discorso del “bere meno ma meglio”?
Si tratta di una tendenza più che nota, ormai. Un paio di esempi: alla finale di Euro 2024 i tifosi inglesi hanno preferito birre low o no alcol, e più di recente una delle squadre più importanti di Londra ha adottato una birra analcolica come nuovo sponsor. L’impressione è che il consumatore medio, pur allontanandosi dall’alcol in generale, stia innestando i propri gusti sulla qualità a discapito della quantità: i marchi in grado di comunicare con efficacia il proprio valore stanno evidentemente raccogliendo i frutti.